Alla Scala un "Otello" squilibrato per la mancanza di Placido Domingo
L'assenza di Domingo stravolge l'"Otello" di Vredi alla Scala. Buona la prova di Barbara Frittoli e dell'orchestra.
Recensione
classica
Prima e ultima opera della stagione nella sala del Piermarini, prossima alla chiusura per lavori di ristrutturazione, il resto seguirà alla Bicocca. Salutato all'inaugurazione del 7 dicembre con le incensazioni che si tributano a un evento epocale, "Otello" di Verdi ha procurato una serie di docce fredde al pubblico delle repliche. L'11 lo ha tenuto col fiato sospeso a causa di un malore in scena di Placido Domingo, per fortuna superato dopo un'ora d'interruzione. Ha poi reso di pessimo umore gli abbonati del turno "A", che si son visti scippare la rappresentazione del 14 per lo sciopero dei lavoratori dello spettacolo (inutile sperare in una modifica del calendario da parte della sovrintendenza o in uno slittamento dell'agitazione in una serata di balletto). Né ha reso di migliore disposizione d'animo gli spettatori della terza rappresentazione che ieri sera, a sorpresa, invece di Domingo si sono ritrovati Andrej Landsov nei panni del protagonista. Motivo: il perdurare dell'indisposizione del tenore spagnolo, al quale auguriamo di rimettere presto in sesto la pressione, anche perché la sua mancanza si è fatta molto sentire. Russo 43enne, Landsov, una sola volta Otello la scorsa estate a Tolosa e ora al suo debutto scaligero, è stato ripescato all'ultimo momento dal secondo cast in cartellone. Una presenza che si è rivelata altamente penalizzante per tutto lo spettacolo. Debole di voce e di anima, con una dizione impastata e scarsa presenza scenica ha finito per creare una ingombrante "assenza" del protagonista. Di fronte si è trovato lo Jago di Leo Nucci, corretto quanto si vuole, ma naturalmente impermeabile a qualsiasi tensione drammatica. Uno Jago che funziona quando inventa il sogno di Cassio, perché sospeso e distaccato, ma che risulta del tutto estraneo alla tragedia. Senza nemmeno riuscire a recuperare l'aspetto mefistofelico del personaggio, che dalla lettura scespiriana di Coleridge arriva fino a Boito, quale pura incarnazione del Male. A sostenere il peso dell'intera serata è così rimasta la straordinaria Barbara Frittoli, una Desdemona dolcemente malinconica, remissiva, straziante. E l'orchestra, rifinita meticolosamente da Muti che riesce a equilibrare ceselli e impressionanti esplosioni di suono, pur trasparenti. Era da tempo che gli ottoni della Scala non osavano tanto e senza incertezze. Altri elementi positivi le scene di Enzo Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino. L'aspetto visivo di questo "Otello" merita di rimanere nella memoria, anche se quasi sempre chiuso in sé, senza spazi marini (dobbiamo immaginarli in platea). Frigerio ha realizzato un mezzo cilindro (visto in pianta un semicerchio) che muta colore: all'inizio par costruito con massi di marmo bianchi e neri, da architettura pisana. Fa intravedere un mosaico bizantino con giganteschi rami di un giardino sognato, poi si fa brunito e corrusco. La parete concava che ora ruota, ora si eleva, è segnata da archi, talvolta da un elemento a spirale che diventa una gigantesca scala. Bella l'apparizione di Desdemona e Cassio che parlano lassù in alto, lontani, inudibili da Otello che li vede dal proscenio. La regia di Graham Vick non è memorabile, situazioni statiche, entrate delle masse che ruotano come il cilindro che le contiene, gesti e posizioni stereotipati dei cantanti. Con qualche rozzezza qua e là, la baruffa del primo atto o Jago che saltella come un ranocchio per istigare il coro a cantare con lui il suo "ditirambo". Al termine scarsi applausi e insistenti "buu" e "no, no". Per prudenza gli artisti non si sono presentati singolarmente, ma in gruppo, così che a farne le spese è stata Barbara Frittoli. In realtà vera trionfatrice nel quarto atto.
Interpreti: Domingo (Landsov), Nucci, Frittoli
Regia: Graham Vick
Scene: Enzo Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Orchestra: Orchestra del Teatro alla Scala
Direttore: Riccardo Muti
Coro: Coro del Teatro alla Scala
Maestro Coro: Roberto Gabbiani
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