Festival e creatività
A Roma un seminario dell'associazione dei festival italiani
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Immaginare, creare, innovare: con questi propositi si è aperto, lo scorso gennaio, l'Anno Europeo della Creatività e dell'Innovazione indetto dalla Commissione Europea con lo scopo di promuovere gli approcci creativi in vari campi dell'attività umana. In quest'ottica Italiafestival, l'associazione dei festival italiani, in collaborazione con la facoltà di Scienze Politiche dell'università LUISS di Roma e il patrocinio dell'European Festivals Association (EFA), ha organizzato a Roma il seminario Festival: un ponte di spettacoli con la creatività, l'innovazione, la libertà di pensiero e di espressione, al quale hanno partecipato il filosofo Sebastiano Maffettone, i sociologi Luciano Pellicani e Domenico De Masi, il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà, lo scrittore Vincenzo Cerami, il regista Maurizio Scaparro e il maestro Paolo Damiani, oltre al segretario generale dell'EFA, Kathrin Deventer, insieme al presidente di Italiafestival Francesco Punzi e al presidente dell'Agis Alberto Francesconi. Il tema dell'incontro: i festival in quanto espressione della cultura dell'Unione Europea e delle peculiarità dei paesi che ne fanno parte e la libertà di pensiero e di espressione come presupposti di ogni forma di creatività nel campo delle arti e della cultura. Dal concetto di creatività si è partiti per elaborare una riflessione più ampia sulla condizione fondamentale che permette all'uomo, di ogni epoca e luogo, di esprimersi. Stretto è il legame che intercorre tra la creatività come fatto collettivo e il contesto in cui essa si esprime: per avere un'"idea buona", suggerisce Maffettone riprendendo il pensiero kantiano, è necessario «valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro», ma è fondamentale altresì che vi sia un contesto che incentivi gli stimoli e i talenti individuali. La condizione indispensabile a far emergere un pensiero creativo è individuata quindi nella «tolleranza del pluralismo» e nella conservazione della libertà di pensare ed agire autonomamente da parte del singolo. È questo il motivo per cui, sostiene Pellicani, la civiltà ateniese, aperta al mercato, alla comunicazione e alla contaminazione, ma anche attenta alla libertà privata del singolo cittadino, ha permesso il fiorire di identità creative, impensabile in una società chiusa come quella spartana, o nel mondo orientale, ove l'estro individuale è stato censurato e soppresso dal sistema dispotico dei regimi totalitari. L'Europa, invece, ha istituzionalizzato il pluralismo, e il risultato in termini di creatività è incommensurabile, ed è un tesoro che va conservato. Tuttavia oggi il rischio, affermano Cerami e Scaparro, è la tendenza all'autocensura, il vuoto d'identità che impedisce al cittadino di avere coscienza del proprio 'gesto': c'è bisogno che i giovani guardino criticamente al mondo e che conquistino degli spazi dove potersi esprimere in un lavoro collettivo. La maggior parte delle creazioni dell'uomo è infatti, secondo De Masi, opera di 'geni collettivi', composti da persone dotate di fantasia e altre dotate di concretezza, capaci di stimolarsi e compensarsi a vicenda. Ogni atto creativo necessita, perciò, di strumenti, tecniche, processi, e anche finanziamenti, per trasformare le fantasie e i sogni in opere concrete, in prodotti della creatività. Da qui l'importanza dei festival e, come sottolinea il Presidente dell'Agis, Francesconi, la necessità di una maggiore attenzione da parte della classe politica alle attività dello spettacolo e in particolare al patrimonio dei festival italiani. Si ha urgente bisogno di maggiori risorse economiche che permettano all'Italia di competere nel processo di internazionalizzazione della propria cultura, ma, puntualizza Francesconi, si chiedono soprattutto regole e normative ulteriori e più aggiornate, adatte alle necessità dell'oggi. (Federica Di Gasbarro)
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