Didone a Pavia

La felice conclusione di Pavia Barocca

Recensione
classica

Non si potrebbe immaginare una conclusione migliore della rassegna Pavia Barocca, perché la data dell'8 luglio è un punto d'arrivo e allo stesso tempo di inizio. Nell'anno in cui si celebrano i 450 anni della fondazione del Collegio Ghislieri, la sua attività musicale ha raggiunto la maggiore età, e si consolida attraverso una convenzione con il Comune per quanto riguarda le attività concertistiche e con l'insediamento di un comitato scientifico legato all'Università di Pavia, per quanto riguarda le attività di studio e di ricerca. Teoria e pratica sembrano essere le parole d'ordine che Giulio Prandi, direttore di Ghislieri Musica e dell'ensemble vocale e strumentale che porta il nome dello storico collegio pavese, utilizza per spiegare la filosofia che anima il progetto che definisce un sogno diventato realtà. Una sinergia fra istituzioni che individua nella musica barocca un patrimonio da valorizzare e divulgare come un tratto distintivo delle politiche culturali sottoscritte dal primo cittadino nella breve introduzione a più voci dell'ultimo concerto della rassegna iniziata a marzo.

L'esempio più significativo di questa lungimirante visione è proprio il concerto conclusivo che è il risultato di un soggiorno di studio di un gruppo di giovani musicisti selezionati dalla Accademia barocca europea di Ambronay diretta per il 2017 da Paul Agnew (vedi qui la nostra intervista a Agnew), e che è anche l'inizio di una tournée che in pochi giorni toccherà diversi paesi. Il risultato di questo intenso lavoro di formazione compiuto a Pavia è stato straordinario e al di sopra delle aspettative e resterà uno dei momenti indimenticabili della collaborazione fra l'importante centro di cultura musicale francese e il Collegio Ghislieri, che da qualche anno ospita l'Accademia per la preparazione e l'allestimento del concerto da replicare in altri festival o rassegne. La scelta del repertorio fatta da Agnew ha rappresentato una sfida lanciata ad un gruppo di giovani che grazie alla sua esperienza sono riusciti in pochi giorni ad impadronirsi di due distinti stili musicali della seconda metà del Seicento che hanno letteralmente preso corpo grazie non solo alla interpretazione, ma alla sua "mise en space".

La dimensione statica, quasi ieratica della prima parte del concerto, era tesa ad esaltare la prosodia dei versi della tragedie lyrique Didon di Henry Desmarest (1661-1740) su libretto di Madame de Saintonge, che venne rappresentata a Parigi nel 1693 nella Académie royale de musique. Nonostante la condensazione di una esecuzione parziale, dalla compostezza delle arie e dalla retorica dei recitativi è emerso il carattere declamatorio precedentemente definito da Lully e Charpentier, e le qualità dell'opera che rivelò il talento del compositore oggi quasi dimenticato. La definizione della Didone francese è stata dunque caratterizzata da una assoluta essenzialità dei movimenti e della gestualità, e da una elegante e precisa concertazione che pur in mancanza di scene e costumi, è riuscita ad evocarne l'implicita grandeur.

Ma la vera sorpresa è arrivata nella seconda parte del concerto, quando gli strumentisti si sono ripresentati sulla nuda scena priva delle sedie ed hanno iniziato a suonare in piedi, senza leggi né parti musicali e senza direttore, restandovi sino alla fine della esecuzione di Dido and Aeneas di Purcell. Anche dall'entrata e dalle posizioni in scena dei cantanti si è capito che il clima esecutivo per poter dar vita al capolavoro dell'Orfeo britannico era completamente cambiato. La loro estrema e disinvolta mobilità si è manifestata particolarmente nel secondo e nel terzo atto, quando hanno interpretato le streghe e i marinai, amplificando il climax narrativo dell'opera lasciando intravedere riferimenti alla tradizione del teatro inglese e del masque. Cogliendo tutto lo straordinario potenziale della musica di Purcell, Paul Agnew è riuscito a mettere il risalto il talento di questi giovani musicisti fiorito in una serata davvero emozionante. Per la freschezza e l'energia con la quale hanno interpretato Dido and Aeneas si è avuta l'impressione che quasi per magia sia stato possibile rivivere nell'Aula Magna del Collegio Ghislieri di Pavia il clima che si suppone di incanto e partecipazione della prima rappresentazione di cui si ha notizia, quella del Collegio di Josiah Priest di Londra del 1689. La commozione suscitata dal lamento di Didone che conclude l'opera era palpabile, ma questa non è riuscita a frenare l'esplosione di interminabili applausi che hanno salutato questi bravissimi strumentisti e cantanti e il loro pigmalione, che fino al 25 luglio porteranno le due Didone sulle scene di altre città europee.

Queste le date del tour:

10/07 : Festival Seviqc Brezice (Slovénie) 12/07 : Amuz à Anvers (Belgique) 13/07 : Festival de Sarrebourg (France) 15/07 : Castell Peralada (Espagne) 17/07 : Estival de la Bâtie, La Bâtie d'Urfé - Saint Galmier (France) 19/07 : Festival de Saintes (France) 21/07 : Labeaume en musique (France) 22/07 : Les Musicales du Lubéron, Lacoste (France) 24/07 : Centre culturel Belém à Lisbonne (Portugal) 25/07 : Hôtel de Ville de Genève (Suisse)

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