Una specie di opera
I Musiktheatertage di Vienna, un nuovo formato di teatro musicale
Recensione
classica
Nella periferia di Vienna c'è il Kabelwerk. È un complesso urbanistico di recente costruzione con tanto di strutture teatrali. Ed è proprio lì che in questi giorni sono andati in scena i Musiktheatertage Wien (Le giornate viennesi del teatro musicale).
Thomas Desi e Georg Steker, compositore il primo, manager culturale il secondo, hanno concepito questo nuovo festival non solo per dare voce a formati alternativi di teatro musicale, quelli di cui le istituzioni tradizionali hanno scelto di ignorare l'esistenza, ma soprattutto per presentare un teatro musicale contemporaneo che parli anche di politica e attualità e che possa in questo modo rivolgersi a nuove fasce di pubblico. E in effetti queste non si sono fatte attendere.
Nella prima delle sette produzioni in prima esecuzione assoluta il teatro è stato per esempio preso d'assalto da un gruppo di punk. Pizzeria Anarchia, un pezzo concepito assieme alla strepitosa e in Austria ancora poco conosciuta compagnia italiana Balletto Civile, ha preso infatti proprio spunto dalla loro storia: Per sloggiare alcuni vecchi inquilini con canoni d'affitto poco redditizi, una compagnia edile viennese aveva dato in locazione temporanea gratuita ad alcuni punk degli appartamenti di uno stabile. L'idea di fondo era che i punk avrebbero spinto gli inquilini ad andarsene, ma invece tra di loro si sviluppò un'ondata di solidarietà che portò all'occupazione del palazzo contro gli speculatori. Lo sgombro del palazzo da parte della polizia austriaca è stato oggetto di aspra critica. Per sloggiare i 19 occupanti la polizia si è infatti servita di circa 1400 agenti e ha fatto uso, tra le altre cose, di un carrarmato. Nella piéce tuttavia non si è voluto fare cronaca o realismo, ma prendere spunto da questi fatti per interrogarsi su questioni fondamentali come il diritto alla casa e le assurdità della burocrazia statale, che per l'intervento descritto ha speso niente meno che 870.000 euro di soldi pubblici.
Due delle produzioni del festival sono state curate dalla regista austriaca Helga Utz. In Stille Wasser (Acque calme) è partita dal racconto di Arthur Gordon Pym di Edgar Allan Poe, riproponendo le stazioni del viaggio e i paesaggi dell'anima descritti dal racconto in un contesto mozzafiato, ovvero la piscina all'ultimo piano di uno dei palazzi del Kabelwerk. La compositrice tedesca Iris ter Schiphorst ha ideato una particolare partitura per accompagnare la piéce, alternando landscape elettronici e brevi pezzi per un gruppo di ottoni. I cinque musicisti hanno inoltre inframezzato la musica della compositrice con arrangiamenti di standard jazzistici suggerendo una sala da ballo su un transatlantico.
Helga Utz ha anche allestito una sorta di opera a stazioni in alcuni dei locali del Kabelwerk e in alcune strutture comuni come le lavanderie e il parco giochi. Nell'azione Oedipus Lost, diversi team di studenti di scuole di regia e scenografia hanno sviluppato assieme alla regista 31 singole stazioni con miniopere, minidrammi e istallazioni della durata di 5-10 minuti circa, costruiti riflettendo in chiave contemporanea il mito di Edipo.
La speculazione edilizia è stato anche uno dei temi principali della cooproduzione con l'òpera de Buxtca i Nova Creació di Barcellona, disPLACE. A differenza di Pizzeria Anarchia, però, qui il centro dell'attenzione è stato posto sul problema della cosiddetta gentrificazione, in particolare su quella che negli ultimi anni ha colpito il centro di Barcellona svenduto a turisti e nuovi ricchi. Le due parti dell'opera, con musica delle compositrici Raquel-Garcia Tomàs e Joan Magrané Figueras, raccontano la storia di due coppie che a distanza di cinque anni abitano nella stessa casa, i primi in seguito allo sfratto forzato e al suicidio dei secondi. Molto diverso da Pizzeria Anarchia è stato l'approccio musicale e teatrale di questa produzione, più nella scia dell'opera novecentesca tradizionale e non in quella del Tanztheater, sebbene la parte strumentale fosse molto particolare, in un assetto cameristico con solo due strumenti, una viola e un violoncello.
I temi di disPlace sono stati ripercorsi anche da Re-Volt Athens, inserendoli in un contesto interpretativo più ampio, quello della crisi finaziaria della Grecia. È stata questa una delle produzioni più avvincenti del festival, soprattutto grazie alla particolare realizzazione scenica, che ha visto alternare senza soluzione di continuità musica, recitazione, proiezioni e performance.
L'ultima delle produzioni, Ujamaa Paradise. An African Ghost Opera è stato un progetto di uno dei due direttori artistici del festival (Desi). In un misto di opera (Flauto magico in nuovi arrangiamenti), danza e teatro con interpreti professionisti e dilettanti della comunità afrivana viennese, Desi ha raccontato la storia di una comunità in Tanzania sempre in bilico a causa dei conflitti di potere e di interesse dei suoi singoli membri.
Ogni sera il festival è stato accompagnato da interessanti lectures (tra cui anche la performance Was mich daran hindert, eine Oper zu schreiben – "cosa mi impedisce di scrivere un'opera" di Klaus Karlbauer), tavole rotonde e discussioni con il pubblico. È sicuramente un formato innovativo quello che il pubblico viennese ha avuto modo di conoscere in questi giorni.
Il livello delle singole produzioni non è forse stato omogeneo, ma in tutte c'è senz'altro stata la volontà di comunicare al di fuori delle strutture istituzionali tradizionali della divulgazione culturale e di mettere in discussione le basi stesse del genere "teatro musicale". Forse per questo i due curatori hanno scelto come titolo di questa prima rassegna del loro festival quello di "Una specie d'opera". E sarebbe auspicabile che il prossimo anno il festival possa trovare una continuazione.
Thomas Desi e Georg Steker, compositore il primo, manager culturale il secondo, hanno concepito questo nuovo festival non solo per dare voce a formati alternativi di teatro musicale, quelli di cui le istituzioni tradizionali hanno scelto di ignorare l'esistenza, ma soprattutto per presentare un teatro musicale contemporaneo che parli anche di politica e attualità e che possa in questo modo rivolgersi a nuove fasce di pubblico. E in effetti queste non si sono fatte attendere.
Nella prima delle sette produzioni in prima esecuzione assoluta il teatro è stato per esempio preso d'assalto da un gruppo di punk. Pizzeria Anarchia, un pezzo concepito assieme alla strepitosa e in Austria ancora poco conosciuta compagnia italiana Balletto Civile, ha preso infatti proprio spunto dalla loro storia: Per sloggiare alcuni vecchi inquilini con canoni d'affitto poco redditizi, una compagnia edile viennese aveva dato in locazione temporanea gratuita ad alcuni punk degli appartamenti di uno stabile. L'idea di fondo era che i punk avrebbero spinto gli inquilini ad andarsene, ma invece tra di loro si sviluppò un'ondata di solidarietà che portò all'occupazione del palazzo contro gli speculatori. Lo sgombro del palazzo da parte della polizia austriaca è stato oggetto di aspra critica. Per sloggiare i 19 occupanti la polizia si è infatti servita di circa 1400 agenti e ha fatto uso, tra le altre cose, di un carrarmato. Nella piéce tuttavia non si è voluto fare cronaca o realismo, ma prendere spunto da questi fatti per interrogarsi su questioni fondamentali come il diritto alla casa e le assurdità della burocrazia statale, che per l'intervento descritto ha speso niente meno che 870.000 euro di soldi pubblici.
Due delle produzioni del festival sono state curate dalla regista austriaca Helga Utz. In Stille Wasser (Acque calme) è partita dal racconto di Arthur Gordon Pym di Edgar Allan Poe, riproponendo le stazioni del viaggio e i paesaggi dell'anima descritti dal racconto in un contesto mozzafiato, ovvero la piscina all'ultimo piano di uno dei palazzi del Kabelwerk. La compositrice tedesca Iris ter Schiphorst ha ideato una particolare partitura per accompagnare la piéce, alternando landscape elettronici e brevi pezzi per un gruppo di ottoni. I cinque musicisti hanno inoltre inframezzato la musica della compositrice con arrangiamenti di standard jazzistici suggerendo una sala da ballo su un transatlantico.
Helga Utz ha anche allestito una sorta di opera a stazioni in alcuni dei locali del Kabelwerk e in alcune strutture comuni come le lavanderie e il parco giochi. Nell'azione Oedipus Lost, diversi team di studenti di scuole di regia e scenografia hanno sviluppato assieme alla regista 31 singole stazioni con miniopere, minidrammi e istallazioni della durata di 5-10 minuti circa, costruiti riflettendo in chiave contemporanea il mito di Edipo.
La speculazione edilizia è stato anche uno dei temi principali della cooproduzione con l'òpera de Buxtca i Nova Creació di Barcellona, disPLACE. A differenza di Pizzeria Anarchia, però, qui il centro dell'attenzione è stato posto sul problema della cosiddetta gentrificazione, in particolare su quella che negli ultimi anni ha colpito il centro di Barcellona svenduto a turisti e nuovi ricchi. Le due parti dell'opera, con musica delle compositrici Raquel-Garcia Tomàs e Joan Magrané Figueras, raccontano la storia di due coppie che a distanza di cinque anni abitano nella stessa casa, i primi in seguito allo sfratto forzato e al suicidio dei secondi. Molto diverso da Pizzeria Anarchia è stato l'approccio musicale e teatrale di questa produzione, più nella scia dell'opera novecentesca tradizionale e non in quella del Tanztheater, sebbene la parte strumentale fosse molto particolare, in un assetto cameristico con solo due strumenti, una viola e un violoncello.
I temi di disPlace sono stati ripercorsi anche da Re-Volt Athens, inserendoli in un contesto interpretativo più ampio, quello della crisi finaziaria della Grecia. È stata questa una delle produzioni più avvincenti del festival, soprattutto grazie alla particolare realizzazione scenica, che ha visto alternare senza soluzione di continuità musica, recitazione, proiezioni e performance.
L'ultima delle produzioni, Ujamaa Paradise. An African Ghost Opera è stato un progetto di uno dei due direttori artistici del festival (Desi). In un misto di opera (Flauto magico in nuovi arrangiamenti), danza e teatro con interpreti professionisti e dilettanti della comunità afrivana viennese, Desi ha raccontato la storia di una comunità in Tanzania sempre in bilico a causa dei conflitti di potere e di interesse dei suoi singoli membri.
Ogni sera il festival è stato accompagnato da interessanti lectures (tra cui anche la performance Was mich daran hindert, eine Oper zu schreiben – "cosa mi impedisce di scrivere un'opera" di Klaus Karlbauer), tavole rotonde e discussioni con il pubblico. È sicuramente un formato innovativo quello che il pubblico viennese ha avuto modo di conoscere in questi giorni.
Il livello delle singole produzioni non è forse stato omogeneo, ma in tutte c'è senz'altro stata la volontà di comunicare al di fuori delle strutture istituzionali tradizionali della divulgazione culturale e di mettere in discussione le basi stesse del genere "teatro musicale". Forse per questo i due curatori hanno scelto come titolo di questa prima rassegna del loro festival quello di "Una specie d'opera". E sarebbe auspicabile che il prossimo anno il festival possa trovare una continuazione.
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