Tagli british

Il Governo Cameron punisce in particolare l'English National Opera

Recensione
classica
La scorsa settimana l’Arts Council of England (ACE), l’organo deputato alla distribuzione dei fondi governativi per le arti e lo spettacolo, ha annunciato i beneficiari e l’ammontare dei fondi per il triennio 2015/2018. La maggior parte delle compagnie si aspettava dei tagli, e li ha avuti. L’ammontare dei fondi governativi è stato ridotto considerevolmente, per un totale del 36% negli ultimi quattro anni, nonostante il Governo del conservatore David Cameron continui a parole a dichiarare il proprio supporto per le arti. La sera prima dell’annuncio un evento a Whitehall ne celebrava il contributo all’economia britannica, che ammonterebbe a circa 70 miliardi sterline annue. Ciò nonostante i fondi dedicati alle arti corrispondono ad un misero 0.5% del budget, e sono stati quest’anno ulteriormente ridotti. Solo grazie all’integrazione dei proventi della lotteria nazionale l’ACE ha potuto continuare a sovvenzionare un numero elevato di organizzazioni, anche se la lista è stata ridotta da 703 a 670.

Un altro fattore era la voce che la maggior parte dei fondi sarebbero stati destinati a compagnie regionali, a discapito delle organizzazioni londinesi. Questo alla fine non è successo, ma la maggior parte delle grandi compagnie londinesi ha subito dei tagli. La vittima principale è stata l'English National Opera (Eno), che ha visto i propri fondi ridotti del 29%, con la motivazione che la compagnia non è riuscita a raggiungere gli obiettivi di biglietteria. Questa è una conseguenza dei problemi sia finanziari che artistici che la compagnia ha avuto nell’ultimo decennio, con una carenza di visione artistica le cui discutibili scelte hanno alienato gli spettatori tradizionali, senza riuscire allo stesso tempo a conquistare un nuovo pubblico. L’ACE ha richiesto l’assunzione di un nuovo modello economico, con l’inserzione nella programmazione di musical, che verranno co-prodotti con teatri commerciali per trasferire le produzioni nel West End, un modello già utilizzato con successo dalla Royal Shakespeare Company e dal National Theatre. Per facilitare la transizione a questo nuovo modello la Eno ha ricevuto un finanziamento di circa 7 milioni di sterline, che sostanzialmente ri-bilancia la perdita nella sovvenzione annuale. Rimane tuttavia un mistero il perché non vengano prese misure per incoraggiare un cambio di direzione artistica, quando gli attuali responsabili non sono riusciti in dieci anni ad assicurare un futuro stabile per la compagnia.

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