Il concerto affettuoso

Baglini e Prosseda al Politecnico di Torino

Recensione
classica
Baglini mi manda un SMS: «Vieni domani pomeriggio al mio concerto con Prosseda al Politecnico?». Di pomeriggio?! Non me l’ero segnato! Non me ne ricordavo. Due dei migliori giovani pianisti italiani, gioielli della Decca, il Prosseda-Mendelssohn e il Baglini-Liszt vengono qui e non vado a sentirli? Certo che vengo. Cambio i programmi. Esco dal lavoro e vado direttamente al concerto, che è già una bella cosa. Molto nordica, londinese... Poi, arrivo all’Aula Magna del Politecnico di Torino. Non una facoltà umanistica di fiacchi iscritti al Dams. Futuri ingegnerini con la faccia pragmatica e attenta. Incontrano la classica nel ciclo di concerti che da anni organizza il mite intelligente generoso colto Guido Rizzi, che si è sbattuto tutto il giorno per trovare un secondo gran coda: l’associazione Polincontri mica ha i mezzi; si dà da fare, con passione volontaria; non ne fa un mestiere, freme di eccitazione preparandosi ai tre Mozart e alla strabiliante abbagliante rutilante “Sonata per due pianoforti e percussioni” di Béla Bartók. L’aula è strapiena: per entrare, 3 euro e 50 devoluti ad Amnesty International.
Baglini, pimpante scostando i capelli lisci e lunghi al microfono spiega in due parole il Mozart che farà, si siede, lo fa. Prosseda posato e intellettuale al microfono spiega in due parole il Mozart che farà, si siede, lo fa. All’applauso tra un movimento e l’altro, quando fanno insieme la K448, Prosseda si secca, Baglini gli fa cenno che va bene così che importa. Poi, con Riccardo Balbinutti e Thierry Miroglio, Bartók. Dopo un’ora, è tutto finito. Perfetto: il classico più eccentrico e il Novecento più sperimentale (sembra Gershwin, ‘sto Bartók, perché – dico poi in camerino ai due pianisti Decca – non incidete Bartók e Gershwin, magari con “linea” di Berio?).
Non mi aspettavo un concerto perfetto. Ci sono pianisti che ti spostano l’agenda. Fanno arrivare la musica fuori dai percorsi ordinari. In orari non ordinari. Con persone non ordinarie. Lunedì prossimo arrivano altri tipi così, quelli del Quartetto di Cremona, e poi quelli del Trio Debussy. E in dicembre Emanuele Arciuli che parla e suona Cage Carter Crumb Rzewski… stavolta me li segno, e sono io che avverto: qui la musica ha un respiro affettuoso.


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