Parla Pereira
Il neo sovrintendente fiorentino aumenta i prezzi e presenta il Maggio 2020
Lo volete Domingo ? E allora bisogna mettere i biglietti a 200 euro… è sostanzialmente questa la conclusione del neo-sovrintendente – in realtà non ancora ufficialmente insediato - Alexander Pereira, che nel suo primo incontro con gli abbonati e la stampa per la presentazione dell’edizione 2020 del festival del Maggio Musicale Fiorentino ha saputo essere abile e persino suadente, ma non per questo meno deciso a esporre il suo punto di vista: “e adesso fucilatemi”, o meglio, se qualcuno ha un’altra soluzione si faccia avanti, perché, afferma Pereira, se vogliamo proporre produzioni e cast veramente attraenti per il pubblico internazionale dei grandi festival, voci come Fabio Sartori e Hibla Gerzmava in Otello a maggio e Francesco Meli, Krassimira Stoyanova e Carlos Alvarez nel Ballo in Maschera a luglio, i prezzi dovranno essere quelli, e il riferimento a Domingo è per una Traviata il 22 luglio – non una nuova produzione, una ripresa dello spettacolo di Francesco Micheli – in cui il celebre cantante sarà Germont. Ci sono reazioni vivacissime da ogni parte e da tutte le direzioni, c’è chi spara (la maggioranza) e chi fa scudo, c’è chi giura che l’emorragia di pubblico sarebbe tale da pesare in perdita rispetto a qualsiasi ipotetico maggior guadagno, ma c’è anche chi sostiene che bisogna smetterla di pretendere o almeno ritenere normale pagare 10-15 euro per un biglietto nella cavea. C’è chi rispolvera i torti fatti ad abbonati e compratori regolari poi beffati dai super sottocosto dell’ultimo momento per riempire il teatro, c’è chi osserva che gli incassi sono comunque una voce che incide poco sul bilancio complessivo di un teatro, un niente rispetto alla malagestione - lo dimostrerebbe il caso dell’Arena di Verona - ma un rincaro di questo tipo avrebbe l’unico effetto di mettere fuori gioco un bel po’ del pubblico fiorentino attuale. Che però forse non interessa particolarmente al cosmopolita Pereira, che pare interessato più che altro ad una qualche elite festivaliera da intercettare prima che raggiunga Salisburgo, elite festivaliera che a noialtri sprovveduti, ora come ora, più che altro sembra una chimera, ma Pereira avrà pure i suoi canali, per cui staremo a vedere. E i famosi sette sponsor privati che Pereira promette senza volerli per ora citare ? Non potrebbero pensarci loro, ai cachet di Domingo e compagnia ? Nessuna sorpresa, d’altra parte: la filosofia di manager dello spettacolo di Pereira è questa, e il sindaco Dario Nardella lo sapeva o doveva saperlo quando l’ha chiamato, compiendo una così spettacolare inversione di marcia rispetto al prudente Cristiano Chiarot. Al momento in cui scriviamo i prezzi sul calendario del teatro del Maggio sono da 200 euro (per gli spettacoli di maggior richiamo) in giù, fino ai 10 dei posti d’ascolto, e il problema non sono tanto i 200 euro ma i 50 della galleria, visto che Firenze oggi come oggi non è una città ricca, non è Salisburgo e nemmeno Zurigo e nemmeno Milano.
Quanto al Maggio n. 83, ha dovuto essere ridisegnato dopo l’abbandono di Fabio Luisi, e l’apertura sarà con una proposta interessante e in linea con la tradizione del festival, un nuovo allestimento di un’opera comica giovanile del grande concittadino Luigi Cherubini, Lo sposo di tre e marito di nessuna, con Diego Fasolis sul podio e la regìa di Cesare Lievi (dal 23 aprile), mentre il nuovo allestimento di Otello che avrebbe dovuto essere diretto da Luisi come opera inaugurale slitta al 10 maggio e sarà diretto da Zubin Mehta con la regia di Valerio Binasco e Fabio Sartori protagonista. Un ritorno, quello di Mehta, che certo farà piacere alla grande maggioranza del pubblico e all’orchestra, che in questi mesi hanno seguito con affetto costante le vicende della salute del suo direttore onorario. Che però a questo punto si trova sul groppone un Otello oltre al già previsto tutto Beethoven da duecentocinquantenario compreso un Fidelio in forma di concerto a fine maggio con Gregory Kunde protagonista. Quanto al nuovo direttore principale, lo stanno ancora cercando.
Altre opere o teatro musicale: viene a completamento un ciclo triennale di commissioni contemporanee con la novità di Fabio Vacchi Jeanne Dark su libretto di Stefano Jacini, rilettura dissacrante in chiave volterriana dell’eroina francese (dal 22 maggio al Goldoni con i musicisti del Contempoartensemble), ma la novità più interessante sulla scena contemporanea è piuttosto 7 deaths of Maria Callas (4, 5, 6 giugno) di e con Marina Abramovic, un’idea nata in era Chiarot dopo il grande successo e riscontro mediatico della mostra a Palazzo Strozzi della celebre artista e performer, che qui debutta come autrice lirica di una sorta di collage multimediale su sette interpretazioni callasiane (Carmen, Tosca, Lucia, Butterfly, Norma, Desdemona e Violetta) con la musica di Mirko Dikodijevic a fare da collante, una coproduzione nientemeno che con Monaco, Berlino, Parigi e Atene. Poi un’Euridice di Peri diretta da Federico Maria Sardelli a giugno al Goldoni, e dovrebbe essere finita qui e invece no, perché evidentemente Pereira ha in mente un Maggio lungo, in teatro e non en plein air nel cortile di Pitti o simili, a dispetto degli scarsi riscontri di pubblico di tentativi precedenti, ma è qui che Pereira cava tre conigli dal suo cilindro, con produzioni e cast importanti sul grande repertorio, ossia ancora una volta la Turandot fiorentina famosa di Zhang Yimou con Valcuha sul podio e Marjorie Owens protagonista (dal 17 giugno), Un ballo in maschera del Bol’soj con Carlo Rizzi sul podio, la regìa di Davide Livermore e come si è detto Francesco Meli, Krassimira Stoyanova e Carlos Alvarez nei ruoli principali (dal 14 luglio), e il 22 luglio la Traviata (ancora Rizzi sul podio) con Sonya Yoncheva, Francesco Demuro e appunto Placido Domingo. Per completare questa presentazione resta da dire di alcuni pregevoli concerti sinfonici oltre al ciclo delle sinfonie di Beethoven con Mehta (Myung-Whun Chung, Krystian Zimerman con la Giovanile Italiana per il ciclo dei concerti pianistici beethoveniani, Rustioni, Valcuha, due volte Gatti) e di due recital di spicco, che sono anche due ritorni: Edita Gruberova (14 giugno) e Maurizio Pollini (22 giugno).
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