Uno spettacolo di conferme

Grande consapevolezza stilistica per un'esecuzione praticamente perfetta

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Gaetano Donizetti
23 Settembre 2003
L'allestimento che chiude la stagione 2002/03 del Teatro Comunale bolognese, ultima creatura della passata gestione a firma di Luigi Ferrari e Matteo D'Amico, è la rassicurante conferma di quanto già sapevamo: che cioè se l'"Elisir d'amore" ha superato il setaccio della storia, insieme con "Lucia di Lammermoor" e "Don Pasquale", a dispetto di altri 70 melodrammi donizettiani, c'è il suo gran perché; che le voci italiane sono indispensabili nell'opera buffa, non tanto per grana canora intrinseca, quanto per la capacità di porgere la frase in una lingua che non può essere appresa a pappagallo, pena la perdita di quella vitalità e spontaneità che il testo recitato richiede; che artisti quali (in stretto ordine di apparizione) Antonino Siragusa, Annamaria Dell'Oste, Roberto De Candia e Bruno Praticò hanno oggi pochi rivali (al più qualche equipollenza) in simile repertorio, sia sul piano strettamente tecnico-vocale, sia su quello interpretativo e attoriale. Che tutti si siano divertiti calcando la scena va senza dire, complice anche la lettura registica di Fabio Sparvoli, per le scene di Mauro Carosi e i costumi di Odette Nicoletti ereditati dal Teatro dell'Opera di Roma: un allestimento in cui non mancava nulla e non c'era niente di troppo, giocato con grazia e ironia sullo stile cinematografico di tanta commedia all'italiana, da Totò a Sordi, all'interno d'un impianto scenico acquarellistico dove i colori pastello dei costumi si amalgamavano alla perfezione con pioppi e fienili. A perfetto agio in tali spazi, tutti hanno cantato e recitato con grande disinvoltura, come se fosse la cosa più facile di questo mondo, eseguendo la partitura nella sua quasi integralità, come mai si era udita a Bologna. Non staremo qui a sottolineare ancora una volta la perfetta tecnica e la dizione impagabile di Siragusa, la freschezza vocale della Dell'Oste, la verve di Praticò, la simpatia di De Candia; ma una lancia almeno va spezzata a favore di Corrado Rovaris, un direttore sin troppo dimenticato dalle istituzioni italiane, al contrario di quelle inglesi o americane che gli stanno dando largo credito. Basta udire la prima battuta dell'arpa nella "Furtiva lacrima", con quel rubato del tutto inatteso che ti fa sobbalzare sulla poltrona, per capire quanta consapevolezza stilistica ci sia nella concertazione di quell'aria, che Rovaris sciorina nello stesso modo in cui Tullio Serafin (classe 1878) accompagnava Maria Callas in "Casta diva": con un impalpabile, magico, quanto mai "belcantistico" rallentando al termine di ogni singola battuta. Perle di rarissimo ascolto. Con questo spettacolo, aperto al proscenio da una premiazione estemporanea del tenore bolognese Gianni Raimondi a festeggiarne l'ottantesimo compleanno (tardivo riconoscimento di un teatro che gli affidò due sole opere in trent'anni di carriera), si conclude dunque per il Comunale un'epoca caratterizzata - com'è ovvio che sia - da alti e bassi, con spettacoli che rimarranno a lungo nella memoria dello spettatore (specie quelli legati ai titoli più desueti e d'azzardo), intercalati da produzioni senza storia (molte fra quelle dedicate ai titoli di grande repertorio). E' questa, invero, una costante rilevabile spesso anche negli altri teatri italiani, e che dovrebbe portare a far riflettere sul futuro dei nostri cartelloni. Con la nuova direzione Mazzonis - De Vivo, già dal prossimo mese d'ottobre cominciano le novità: un musical importato da Broadway e un grande spettacolo di balletto (genere qui sin troppo trascurato negli ultimi vent'anni). Entrambi fuori abbonamento, vorrebbero servire ad attirare in teatro un pubblico rinnovato e più dinamico. Attendiamo fiduciosi.

Note: Allestimento Teatro dell'Opera

Interpreti: Dell'Oste, Quagliata, Siragusa, De Candia, Praticò

Regia: Fabio Sparvoli

Scene: Mauro Carosi

Costumi: Odette Nicoletti

Orchestra: Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Corrado Rovaris

Coro: Teatro Comunale di Bologna

Maestro Coro: Marcel Seminara

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