Un "Barbiere" sottovalutato

inserite qui il testo in breve

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Gioachino Rossini
17 Dicembre 2002
Recensendo lo scorso anno questo stesso spettacolo, lamentavamo l'inopportunità di proporre per sole tre recite straordinarie un'opera come "Il barbiere di Siviglia", assente in città da un quarto di secolo. Graditissimo è stato dunque il suo ritorno a distanza di pochi mesi, ufficialmente inserito in stagione, per la soddisfazione di quanti non poterono goderselo allora. E il piacere è tanto maggiore in quanto - pur mutato quasi integralmente il cast - ci troviamo nuovamente di fronte a un allestimento di grande interesse vocale, segno di una piena maturità di questa nostra generazione di artisti rossiniani, particolarmente versati nel genere della commedia. Tutti grandi attori, s'inseriscono senza fatica nell'ormai storico spettacolo ideato da Luigi Squarzina a Pesaro per il bicentenario rossiniano del 1992 e alleggerito nel tempo di certe pesantezze della prima ora. Non mancano le gags, ma perlopiù inedite rispetto alla comune tradizione esecutiva. Ognuno resta comunque abbastanza libero di recitare il suo personaggio, adattandolo alle proprie corde espressive e caratteriali, con estrema disinvoltura, dimostrando una volta di più quanto il testo di Sterbini e Rossini sia malleabile a contatto con interpretazioni differenti. I recitativi scorrono in grande scioltezza, mentre le arie e i pezzi d'assieme vengono fioriti con gusto e misura: piccoli interventi capaci di sollecitare l'attenzione di chi ormai l'opera la conosce a memoria, discrete varianti melodiche che nei pezzi concertati si rimandano da un cantante all'altro, come se si trattasse di un'improvvisazione del momento colta al volo dal collega e immediatamente fatta propria. Le voci sono tutte ben note. Sonia Ganassi è Rosina collaudatissima: vocalmente ineccepibile, ama sottolineare tutta l'impertinenza del suo personaggio. A Roberto De Candia nuoce solo una certa nasalità "vecchia maniera" (il modello sembrando l'esempio di Rolando Panerai); per il resto il suo è un Figaro ideale, in cui brio e bonarietà si fondono con un "physique du rôle" perfetto. Alfonso Antoniozzi si segnala da sempre per certe riletture "seriose" e "composte" dei personaggi buffi, affrontati con voce piena e non caricaturale: l'effetto è vincente, ben spesso più comico della vieta buffoneria, e qui quanto mai pertinente, giacché restituisce a Bartolo l'idea originale di Squarzina, non sempre mantenuta nelle varie riprese dello spettacolo. Nicola Ulivieri delinea un Basilio sicuro e anch'esso senza sbavature, grazie ad una vocalità in continua maturazione. Patrizia Bicciré risolve al meglio il personaggio di Berta. Bruce Ford, da ultimo, merita un discorso particolare: amiamo senza riserve il suo Rossini serio, cui una voce timbricamente non felice sa offrire screziature interpretativamente preziose; di fronte alla solarità canora del Conte d'Almaviva, sentiamo tuttavia la mancanza congenita di una certa brillantezza di colore, che il pubblico s'attende e non trova. La sua presenza nel "Barbiere" sarebbe dunque pienamente giustificata se si restituisse al ruolo la preminenza assoluta ch'ebbe in origine, con tanto di rondò conclusivo a suggellare anche musicalmente tale supremazia. Ford preferisce al contrario una lettura comica del personaggio: prende in giro la propria tenorilità, giocando abilissimamente con la voce, ammiccando di continuo coi gesti, offrendoci secondo la tradizione un Conte divertente e divertito, ma poco "grande di Spagna", come la sua peculiare vocalità invece richiederebbe. Sul podio Paolo Arrivabeni, destinatario di uno spettacolo tutto suo, dopo numerose presenze in teatro come "doppio" di Daniele Gatti. Nominalmente non fa uso dell'ormai consolidata edizione critica di Alberto Zedda: ricorre infatti al testo tramandatoci dall'Ottocento, emendandolo però negli errori più vistosi. Purtroppo opera qualche taglio di troppo, e non solo nei recitativi: all'alba del nuovo secolo tali scelte suonano ingiustificate, specie in un'opera d'immediata presa. La resa complessiva è comunque buona, con tempi spigliati e sempre al servizio del canto, che non viene mai soffocato dall'orchestra. Un gesto non sempre netto rischia tuttavia d'incrinare nei pezzi d'assieme la perfetta sincronia necessaria fra la buca e il palcoscenico. Teatro non completo e pubblico abulico, poco disposto a divertirsi e parco di applausi nei momenti topici della partitura. Sarà come al solito più benevolo il pubblico delle repliche.

Note: Allestimento del Teatro Comunale di Bologna realizzato dal Rossini Opera Festival di Pesaro

Interpreti: Il Conte di Almaviva Bruce Ford; Bartolo, dottore in medicina Alfonso Antoniozzi; Rosina, pupilla di Bartolo Sonia Ganassi; Figaro, barbiere Roberto De Candia; Basilio, maestro di musica Nicola Ulivieri; Berta, cameriera di Bartolo Patrizia Biccirè; Un Ufficiale Marco Danieli; Fiorello Roberto Accurso

Regia: Luigi Squarzina ripresa da Giovanni Scandella

Scene: Giovanni Agostinucci

Costumi: Giovanni Agostinucci

Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Paolo Arrivabeni

Coro: Coro del Teatro Comunale di Bologna

Maestro Coro: Piero Monti

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