Il felice ritorno del Kitsch

Pregevole ripresa di un titolo quasi dimenticato, con una regia che non si vergogna di recuperare il vecchio stile e un cast maschile di grande efficacia

Recensione
classica
Consorzio I Teatri Reggio Emilia
Georges Bizet
28 Marzo 2003
Opera di repertorio fino a trent'anni fa, oggi praticamente scomparsa dai palcoscenici italiani, ritorna felicemente nel circuito dei teatri emiliani, con un allestimento capace di renderle piena giustizia. Parliamo dei "Pescatori di perle", il debutto scenico - o quasi - di colui che passa alla storia per l'immortale partitura di "Carmen". Esotismo da cartolina, situazioni del più scontato melodramma e un melodizzare ampio e di felice vena sono i tre ingredienti che nel medesimo tempo condannano questo titolo e lo rendono d'immediata presa sul pubblico. Il quale, a Reggio Emilia, ha applaudito soddisfatto, contento di aver trovato quanto chiedeva: un manipolo di voci interessanti e un allestimento intelligente. La lettura "old fashion" di Pierfrancesco Maestrini, con le scene e costumi di Alfredo Troisi, non si vergogna di ricreare sul palcoscenico quella dose di Kitsch presente nella musica: spiagge, mare, luna e stelle, statue e piroghe, brahamini e serpenti, ghirlande di fiori per ogni dove e temporali scroscianti come veri sono l'immagine visiva dell'India letteraria dipinta dal libretto e riprodotta fedelmente in scena: ma ciò ch'era consuetudine, è ormai divenuta l'eccezione, e il pubblico, non più uso ad allestimenti oleografici, torna a mormorare di stupore (anziché di fastidio) ad ogni apertura di sipario. Reynald Giovaninetti, esperto di partiture francesi, conduce l'esecuzione con altrettanta pertinenza: sobrio nel primo atto, appassionato nei successivi, senza sbavature enfatiche. Di grande interesse il cast maschile. Felice prova del giovane tenore Stefano Secco, in un ruolo quanto mai arduo, ma che ben si attaglia alla sua vocalità: per somma fortuna, privilegia il lato elegiaco del personaggio, senza forzare là dove la scrittura musicale inviterebbe a toni più decisi: avrà tutto il tempo di farlo negli anni a venire, che saranno tanti e felici se continuerà su questa strada. Al suo fianco, Alessandro Corbelli conferma la classe di cantante a tutto tondo anche all'esterno del repertorio buffo: la mente corre subito a Sesto Bruscantini, suo evidente modello artistico, che proprio nei "Pescatori di perle" scrisse una delle pagine d'interpretazione vocale più alte. Impeccabile il basso Enrico Mori, mentre il soprano Doina Dimitriu s'è dimostrata inferirore alle esigenze della sua parte: imprecisa nella vocalità leggera del primo atto, soggetta a sbandamenti nelle frasi più liriche del secondo, ha trovato una giusta dimensione soltanto nei toni drammatici del terzo. Si esegue la versione originale del 1863, col finale primitivo di recente ricostruito. Repliche a Piacenza e Ferrara, che varrebbe la pena di non farsi scappare.

Note: Coproduzione de I Teatri di Reggio Emilia, Teatro Municipale di Piacenza e Teatro Comunale di Ferrara

Interpreti: Léila: Doina Dimitriu; Nadir: Stefano Secco; Zurga: Alessandro Corbelli; Nourabad : Enrico Iori

Regia: Pier Francesco Maestrini

Scene: Alfredo Troisi

Orchestra: Orchestra della Fondazione A. Toscanini

Direttore: Reynald Giovaninetti

Coro: Coro Merulo di Reggio Emilia

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista