Bocelli nuovamente all'opera

Prestazione vocale in ascesa per Bocelli. Cio che manca è la presenza scenica a fare il personaggio. Ottime Gertseva e Léger.

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Jules Massenet
22 Gennaio 2004
La ragione prima di questo spettacolo (quattro recite fuori abbonamento) è l'ennesimo cimento operistico di Andrea Bocelli. Come tenore intende presentarsi, e come tenore lo giudichiamo, dimenticando chi ci sta dietro. Voce bella nel registro medio grave, calda e brunita, capace di correre per tutto il teatro; meno timbrata negli acuti, affrontati con tecnica incostante. La zona dolente è comunque il passaggio di registro, non sempre risolto a dovere, così che l'iniziale inno alla natura risulta imbarazzante, col suono che tende più volte ad andare "indietro", colpa forse anche di certa apprensione. Passata la paura, eccolo però riprendere il controllo dell'emissione, giungendo a un terzo atto più che dignitoso. Ciò che manca a questa voce è piuttosto un corpo che la segua a dovere: i movimenti sono invece meccanici, i gesti inespressivi, fatti per obbligo di regia e non per adesione al personaggio. Fortunatamente, attorno alla star non c'era il vuoto, ma uno spettacolo compiuto. Due semidebuttanti con un futuro assicurato nei ruoli femminili: intensissima Julia Gertseva come Charlotte, dotata di voce lussureggiante, che ci ha beati con un terz'atto da manuale, mentre Magali Léger ci ha risparmiato la solita Sophie stridula e bamboleggiante. A un livello inferiore il comparto maschile, con un Natale De Carolis cui la parte di Albert non consente più di tanto e alcuni veterani del palcoscenico (Giorgio Giuseppini, Pierre Lefèbvre, Armando Ariostini) dalla voce ormai consunta. Sul podio, Ives Abel non è più quel ragazzino dei primi trionfi pesaresi: abbandonata certa baldanza interpretativa, ha acquistato in sobrietà. Elegantissimo l'allestimento di Liliana Cavani e Dante Ferretti, anche se l'ambientazione nella Repubblica di Weimar poco sembra azzeccarci con i sentimenti di un protoromanticismo filtrato da una musica decadente. Nonostante il grande prato del prim'atto, ci viene a mancare il senso panico della Natura di cui Werther s'inebria, spinto qui a suicidarsi nella sala fumosa d'un cinematografo, fra l'indifferenza generale. Pubblico di vip, in progressiva diminuzione atto dopo atto. Buon successo decretato al termine della rappresentazione, con ovazioni alle due donne e qualche immancabile dissenso dal loggione per il protagonista, come s'addice a ogni tenore.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: erther, ANDREA BOCELLI; Albert, NATALE DE CAROLIS; Il Podestà, GIORGIO GIUSEPPINI; Schmidt/Amici del Podestà, Johann PIERRE LEFEBVRE, ARMANDO ARIOSTINI, Bruhlmann, giovinetto, VITTORIO PRATO; Charlotte, JULIA GERTSEVA; Sophie, MAGALI LÉGER; Kathchen, DIANA BERTINI; Hans, ELENA BISSANI; Gretel, RACHELE FIORINI; Karl, LEONARDO CESINI; Clara, VALENTINA PUCCI; Max, MARIA CAROLINA MALFATTI; Fritz, NICOLO' DONINI

Regia: Liliana Cavani

Scene: Dante Ferretti

Costumi: Isabella Pescucci

Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale

Direttore: Yves Abel

Coro: Coro del Teatro Comunale

Maestro Coro: Silvia Rossi

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