Attila prende la macchina del tempo

Un Attila dignitoso ma non memorabile, con un Anastassov, nel ruolo del titolo, dal timbro caldo ma dall'espressione un po' monocorde e una Guleghina un po' sopra le righe. Regia straniante, un po' immaginifica, dove i personaggi vestono costumi d'epoche diverse, che non sa però indicare il senso di una lettura e delle sue scelte. Direzione musicale di Kovatchev efficace che punta ad effetti paritcolari, con ampie aperture liriche e stingenti cabalette.

Recensione
classica
Teatro Filarmonico Verona
Giuseppe Verdi
28 Aprile 2008
Se l'Attila di Orlin Anastassov, con un physique du rôle imponente e autorevole a impersonare il condottiero barbaro, si presenta nelle vesti di un personaggio da guerre stellari, Odabella pare indossare i panni dimessi di una contadina dell'Est, Ezio quelli di un soldato del fronte della Grande Guerra e Foresto, in giacca e pantaloni neri, con gli esuli di Aquileia, quelli degli emigranti del secolo scorso: l'intenzione di una regia, volutamente straniante, che vuole collocare la vicenda al di fuori della storia - pare in realtà un viaggio con la macchina del tempo - non riesce tuttavia a manifestare in maniera chiara le sue intenzioni e la vicenda del libretto resta sullo sfondo. Da un lato le soluzioni immaginifiche e suggestive delle proiezioni di cieli colorati, con un repertorio di giochi di luce, immagini evocative e citazioni, dall'altro quelle di un teatro dell'assurdo, anche con mimi grotteschi: un teatro che non sa indicare il senso delle sue scelte e che nello stesso tempo non osa essere decisamente sperimentale. Anastassov si manifesta per un colore timbrico particolarmente caldo, teatralmente autorevole, con un'enfasi solenne, ma eccessivamente monocorde nell'espressione che non lascia molto spazio alle contraddizioni del personaggio; la Guleghina è un'Odabella che vuole imporsi a tutti i costi con i toni decisi del soprano drammatico ma va un po' sopra le righe e nell'agilità manca della necessaria leggerezza. Stentoreo e robusto L'Ezio di Luca Salsi, convincente e dal colore morbido Fabio Sartori in Foresto. Un'Attila dignitoso ma non memorabile quindi, condotto con piglio da Kovatchev, con aperture liriche nelle arie e velocissime e stringenti cabalette, pur se non sempre attento al senso della parola cantata. Fabio Zannoni

Note: Nuova Produzione Fondazione Arena di Verona

Interpreti: Attila Orlin Anastassov Ezio Luca Salsi Odabella Maria Guleghina Foresto Fabio Sartori Uldino Antonello Ceron Leone Antonio De Gobbi

Regia: Georges Lavaudant

Scene: Jean Pierre Vergier

Costumi: Jean Pierre Vergier

Orchestra: Orchestra dell'Arena di Verona

Direttore: Julian Kovatchev

Coro: Coro dell'Arena di Verona

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