Amina sul lettino

Una lettura psicanalitica dell'opera non compresa fino in fondo dal pubblico

Recensione
classica
Teatro Comunale Bologna
Vincenzo Bellini
19 Gennaio 2005
Superato il rammarico per l'assenza forzata di Natalie Dessay, non è difficile riconoscere a Patrizia Ciofi la professionalità che anno dopo anno la distingue fra i soprani italiani dell'ultima generazione, e che proprio in "Sonnambula" trova ampia possibilità di esprimersi, fra languide dolcezze e acrobatici virtuosismi. E' lei, infatti, la protagonista assoluta del nuovo allestimento dell'opera programmato a Bologna, a fianco di un Michele Pertusi di grande efficacia scenica e particolare umanità espressiva, in un personaggio che gli autori hanno sbozzato solo a metà. Per quanto riguarda poi il giovane Francesco Meli, impegnato in una delle parti più ingrate che la storia dell'opera conosca, è chiaro come cerchi ispirazione nei tenori "all'antica" (F. Tagliavini, ad esempio), indugiando sulle mezze voci e curando particolarmente la chiarezza della dizione, ma deve rendersi conto che lo stile belcantistico non obbliga l'esecutore a eseguire tutto quanto è scritto sulla carta, se certe note troppo acute non si confanno alla tessitura dello specifico interprete. Ed è strano che un tale consiglio non gli sia venuto da Bruno Campanella, direttore quanto mai esperto di tali partiture, capace come pochi di assecondare le voci e accarezzarle nei continui "rubati" della melodia belliniana. Lo spettacolo è terminato con pochi applausi e qualche mugugno, sentore di una lettura riuscita solo in parte. A ciò ha certo contribuito anche la proposta del regista Stephan Grögler: su un impianto scenografico di Veronique Seymat che ci rimandava idealmente al sanatorio della "Montagna incantata" ha immaginato un'Amina modellata su Alice (quella del Paese delle meraviglie), continuamente immersa in letture romantiche, che vive in sogno il trauma del passaggio dalle braccia rassicuranti della madre a quelle sconosciute e malcerte del marito, dall'adolescenza all'età adulta; l'incubo dell'abbandono, vissuto in un clima di ansia personale fra il gelo di quanti la contornano, si dissolve solo nel corso della cabaletta finale: un risveglio definitivo che sancisce l'elaborazione del "lutto", del distacco, che ci riporta scenicamente all'inizio dell'opera, con i preparativi per il matrimonio interrotti da un sonno terapeutico. Un percorso psicanalitico interessante, che in pochi evidentemente hanno compreso.

Note: Nuovo allestimento di Santa Fe Opera

Interpreti: Amina Patrizia Ciofi, Il conte Rodolfo Michele Pertusi, Elvino Francesco Meli, Teresa Claudia Gherardi, Lisa Nicoletta Benelli, Alessio Paolo Orecchia, Un notaro Martino Fullone

Regia: Stephan Grögler

Scene: Stephan Grögler, Véronique Seymat

Costumi: Véronique Seymat

Orchestra: Orchestra del Teatro Comunale di Bologna

Direttore: Bruno Campanella

Coro: Coro del Teatro Comunale di Bologna

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