L’albatro torna a volare

A Bologna, il “Concerto” melvilliano di Ghedini e la nuova “Sinopia” di Solbiati affiancano una folgorante “Settima” beethoveniana imbandita da Asher Fisch

Asher Fisch (Foto Andrea Ranzi, Studio Casaluci)
Asher Fisch (Foto Andrea Ranzi, Studio Casaluci)
Recensione
classica
Auditorium Manzoni, Bologna
Concerto Asher Fisch
26 Ottobre 2019

Tanti i motivi di interesse radunati in un solo concerto, inserito a pari titolo nella Stagione sinfonica 2019 del Teatro Comunale di Bologna e nella quarta edizione del Festival per le musiche contemporanee Bologna Modern, realizzato con la Fondazione Musica Insieme.

Il Concerto dell’albatro (1945) di Giorgio Federico Ghedini era una presenza ricorrente nella programmazione della vecchia Filodiffusione italiana, poi caduto lentamente nell’oblio. Risentirlo ora, sa quasi di primizia, anche se un po’ datata: oggi ci suona come un Hindemith italiano, senza averne appieno la forza e l’inventiva, specie nei primi tre movimenti, così austeri, granitici. L’ispirazione ricavata dal Moby Dick emerge inequivocabile solo nel quinto e ultimo movimento, quando una voce recitante (qui Germano Maccioni) declama sulla musica alcuni stralci dal romanzo di Melville, nella traduzione di Cesare Pavese. Ne scaturisce uno sguardo retrospettivo verso il melologo settecentesco, mentre un “concertino” solistico fatto di violino, violoncello e pianoforte (qui l’Ars Trio di Roma) gioca intellettualmente con la memoria del concerto grosso. Ma nessuna citazione stilistica dal barocco penetra il rigido neoclassicismo di Ghedini, che guarda piuttosto a sonorità modaleggianti ben più antiche. Il direttore israeliano Asher Fisch, a proprio agio con le avanguardie storiche, garantisce una concertazione intensa nel suono e nel rigore ritmico.

Si volta pagina, e risuona in prima esecuzione assoluta una partitura per grande orchestra di Alessandro Solbiati, una delle più ricche, coloristiche, effettistiche (di effetti strumentali sempre molto intriganti) che ci sia stato dato di ascoltare da questo compositore fra i più prolifici in terra italiana. Il titolo Sinopia rimanda equamente al concetto artistico di abbozzo (quello di un progetto teatrale in fieri di cui ci è stata ora proposta un’anteprima) e a quello narrativo di riassunto (la vicenda del dramma musicale condensata in una sorta di poema sinfonico). I gruppi orchestrali non si fondono fra loro, tutti intenti a sperimentare tecniche esecutive proprie dei singoli strumenti, con grande soddisfazione dei tanti percussionisti, protagonisti in bella evidenza sul fondo del palcoscenico. L’orchestra sembra crederci fino in fondo, ed è già un successo per una partitura contemporanea, il cui autore non poteva sperare in una esecuzione più convincente.

La seconda parte della serata (in diretta su Radiotre) si rivolge a Beethoven, quasi contraltare facile e sicuro dopo tanto impegno d’ascolto. La presenza dell’Ars Trio avrebbe potuto offrire l’occasione per proporne il raro Triplo Concerto; l’amatissima Settima Sinfonia offriva però indubbiamente un piacere d’ascolto ancora maggiore. L’ennesima Settima? Tutt’altro! 

La sola introduzione lenta valeva l’intero concerto: non ricordiamo l’Orchestra del Teatro Comunale così densa, potente, intensa, per un suono che non le è solitamente proprio e che Fischer ha distillato con la forza di un demiurgo. Eppure tutto suonava naturale e semplice. Più dei passi di scontata soddisfazione (i magici terzo e quarto movimento suonavano anzi fin esageratamente veloci), abbiamo apprezzato gli interstizi musicali, a cominciare dallo sviluppo del primo movimento con i suoi lucidissimi contrappunti tematici. Ma il capolavoro ineffabile è stato, se ci è concesso, la durata studiatissima del silenzio tra la conclusione del primo movimento e l’inizio del successivo: non un intervallo con inevitabile caduta di tensione, non un avvio affrettato che ti impedisce il respiro fisiologico, bensì una pausa musicale di valore estetico.

Tutto ciò acquista di significato se si pensa che, dopo la formidabile esecuzione della Seconda Sinfonia di Mahler nello scorso aprile (vedi recensione), Asher Fisch tornerà a Bologna nei prossimi mesi per ben tre opere (FidelioAdriana LecouvreurOtello) e tre concerti beethoveniani (con tanto di Missa SolemnisNona Sinfonia e Imperatore), incoronato così di fatto quale nuovo direttore di riferimento per il Teatro Comunale. Una bella sfida, tutta da godere.

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista 

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.