Il nuovo Otello della Staatsoper sembra disomogeneo, un mosaico di diversi pezzi che faticano a collimare. Il problema principale è che l'asciutta e incisiva lettura registica della Mielitz avrebbe richiesto interpreti con maggiori capacità drammatiche. Ma la produzione sta in piedi grazie alla lettura musicale di Daniele Gatti, dotata di una forza coesiva che accompagna cantanti e pubblico facendo dimenticare i problemi appena enunciati.

La Kammeroper ha presentato nell'ambito del festival Salam Islam il primo allestimento occidentale di una commedia musicale del maggiore compositore azero. Attualizzando e calcando sugli stessi temi universali di amore e felicità che hanno portato questa operetta a immenso successo negli stati della ex Unione Sovietica, il giovane cast internazionale riesce a divertire – nonostante i limiti tecnici – con semplicità e immediatezza di linguaggio.

Un progetto esecutivo di inestimabile valore storico e di divulgazione culturale che perde gran parte della sua potenza a causa di scelte interpretative non sempre convincenti e principi di regia rigidi e ripetitivi.

L'ennesima produzione alternativa dell'anno mozartiano; l'ennesimo fiasco! Questa volta si tratta del Ratto dal Serraglio in una lettura "a la turca". Ovvero: cosa sarebbe successo se Mozart fosse vissuto a Istambul? Cosa avrebbe composto? La storia, lo sappiamo, non si fa sui se, ma sicuramente una "cosa" come questa ascoltata, non l'avrebbe né composta, né immaginata.

Corea presenta in prima mondiale il suo secondo Concerto per pianoforte e orchestra, una commissione dell'Anno mozartiano viennese che esegue nella suggestiva cornice dell'Opera di Vienna. Strutturata in sei movimenti intitolati ai rispettivi continenti della terra, la composizione si rivela come un monotono ripetersi di suggestioni tratte dagli stili compositivi del passato insaporite dal tipico stilema jazzistico del pianista americano.

Dopo anni d'assenza torna sulle scene della Staatsoper di Vienna il Moses und Aron. L'opera, spesso definita irrappresentabile, nella regia di Nickler diviene un organismo teatrale coerente e, nella lettura musicale di Gatti, esplorazione e viaggio dentro un complesso universo sonoro e compositivo. Il pubblico supera le incertezze iniziali e acclama, con alcune riserve nei confronti della regia a tratti molto forte, il nuovo allestimento.

Peter Sellars ritorna all'opera mozartiana, ma nonostante persegua con tenacia una particolare visione della Zaide - interpretata come messaggio di tolleranza religiosa e come arringa per la multiculturalità - fallisce in definitiva proprio di fronte alla frammentarietà dell'opera e nel proporre cantanti dalle più disparate madrelingue e dalla dizione "babelica".

Lo splendido Papageno di Adrian Eröd salva la serata, che altrimenti sarebba stata noiosa fino all'insopportabilità. Il concetto registico di Lupa, infatti, non ha saputo dare grandi stimoli e emozioni a un pubblico che era venuto alla rappresentazione pieno di aspettative e curiosità per il primo allestimento operistico di questo celebre regista teatrale polacco.

La poco rappresentata "Oca del Cairo" di "Mozart" nella versione di Stephan Oliver è andata in scena per la prima volta in Austria presso la Kammeroper di Vienna. Una regia giocosa ma precisa e interpreti dalla forte presenza scenica hanno condotto l'allestimento al meritato successo.

La nuova prima della Volksoper di Vienna è l'ennesima rarità, se non altro in tempi moderni, visto che l'Evangelimann ebbe ai suoi tempi grandissimo successo. L'intelligente regia di Köpplinger e un eccelente cast, in testa la Baechle, hanno richiamato in vita i fasti del passato.

Zauberflöte 06 è la prima composizione operistica di Thomas Pernes. Più che un'elaborazione del modello mozartiano va vista come una presa di posizione rispetto ai temi del Flauto magico. La storia è ambientata nel mondo della macro-economia moderna e cerca di analizzare, con esiti non sempre condivisibili, i meccanismi che legano morale individuale e società capitalistica. La musica è una miscela di stili con numerose reminescenze mozartiane.

La seconda nuova produzione della Neue Oper Wien nell'ambito dell'anno mozartiano si costruisce come interazione di testo, musica, danza e canto e solo nel corso del suo sviluppo si definisce come opera. Il riferimento a Mozart è minimale.