Guepière e frustino per Bruschino

Un allestimento che incuriosisce e diverte, sebbene apparentemente stravolga Rossini e il suo Signor Bruschino: in realtà legge con malizia e ironia tra le righe d'un testo che è un nonsense totale, ma che è anche pieno di velati accenni all'erotismo e alla crudelta.

Recensione
classica
Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma
Gioacchino Rossini
18 Giugno 2007
Scena prima, Florville canta "Deh tu m'assisti amore" e da sotto le lenzuola della dozzina di letti che affollano il palcoscenico spuntano le lunghissime gambe mozzafiato di signorine in intimo sexy: nella musica di Rossini quest' erotismo forse c'è o forse no, ma ci sta bene. Quando, nel duetto con Bruschino padre, Sofia ripete spesso la parola crudeltà, Daniele Abbado la fa passare dalle parole ai fatti: lega Bruschino al letto e si arma d'un frustino, intimandogli: "Ceda, ceda". E Bruschino figlio? Si fa troppo facilmente imprigionare dal locandiere, quindi ci prova proprio gusto, allora lo vediamo farsi volentieri legare - seminudo - da signorine sadiche. E se alla fine, quando deve cantare, s'incanta a ripetere sempre la stessa sillaba, chiaramente è strafatto. E chi gli ha passato la roba? Il locandiere, che è un tipo losco, altrimenti non avrebbe accettato subito di collaborare al piano assolutamente fuorilegge di Florville. Quest'erotismo pervasivo non è estraneo al testo, se si sa leggere tra le righe con malizia e ironia, ma potrebbe essere pericoloso battere sullo stesso tasto per tutto Il Signor Bruschino, non perché così si tradisce il significato (inesistente) di una pura assurdità qual è questa farsa, ma perchè si rischia la ripetitività. A evitare questo rischio intervengono Lorenzo Regazzo (Gaudenzio) e soprattutto Bruno de Simone, in forma strepitosa (Bruschino padre): due straordinari animali da palcoscenico che stanno al gioco di Abbado ma allo stesso tempo lo superano, umanizzando e vivacizzando con la loro simpatia e comunicativa l'assunto un po' troppo preconcetto della regia. Gli altri interpreti erano gli allievi del corso di Renata Scotto all'Accademia di Santa Cecilia: molto interessanti il soprano Jessica Pratt (Sofia) e il tenore David Sotgiu (Florville), sebbene non sembri questo il loro repertorio ideale. Dirigeva un altro giovane, Carlo Rizzari, già violinista dell'orchestra di Santa Cecilia e ora assistente di Pappano: era il suo debutto operistico e (anche per l'aiuto dei colleghi dell'orchestra: eccellenti le prime parti dei fiati) è andato benissimo.

Note: Nuova produzione in forma scenica

Interpreti: Bruno De Simone Bruschino, Lorenzo Regazzo Gaudenzio, Giovanna Donadini Marianna, Antonio Poli Bruschino figlio, Jessica Pratt Sofia, Luigi Schifano un delegato di polizia, Borja Quiza Filiberto, David Sotgiu Florville

Regia: Daniele Abbado

Scene: Angelo Linzalata; Guido Levi Luci

Costumi: Giada Palloni

Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Carlo Rizzari

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Il violinista in recital per l'Accademia Filarmonica Romana

classica

Un memorabile recital all’Accademia di Santa Cecilia, con Donald Sulzen al pianoforte

classica

La tappa torinese per i sessant’anni della cantante