Il ritorno dei Troiani

"Les Troyens" di Berlioz tornano sul palcoscenico di Bastille, dopo l'inaugurazione del 1990. Ma si tratta di una nuova produzione. La regia di Pizzi ha lasciato il posto a quella di Herbert Wernicke, morto nel 2002, il cui lavoro è stato ultimato da suoi collaboratori. Sul podio Sylvain Cambreling che purtroppo propone una lettura assai poco chiara della partitura dove si perde la monumentalità di Chung o Gardiner. Splendente Deborah Polaski.

Recensione
classica
Opera Bastille Parigi
Hector Berlioz
21 Ottobre 2006
"Les Troyens" tornano all'Opéra Bastille. Fu proprio la colossale opera di Berlioz nella sua versione integrale in cinque atti ad essere stata scelta per l'inaugurazione nel 1990. Myung Whun Chung era sul podio in una produzione sontuosa firmata da Pier Luigi Pizzi, con Grace Bumbry e Shirley Verret. Poi venne il turno di un'altrettanto mitica produzione allo Châtelet con John Eliot Gardiner. Sylvain Cambreling ha ora portato "Les Troyens" da Salisburgo a Parigi. Omaggio doveroso nei confronti di una partitura prodigiosa che per una fatale combinazione anche l'Opera di Strasburgo mette in scena questa settimana. Dopo Chung e Gardiner, la direzione di Cambreling è un pasticciato ritorno all'indietro. Il direttore - "stabile" di fatto, ma non per titolo - ha non poche difficoltà con gli orchestrali. Cambreling non li tiene più. Che in un'opera tanto complessa qualche imperfezione tra i tre livelli musicali (orchestra, coro e solisti) si verifichi su scena, si può eventualmente accettare. Ma è difficile perdonare un livellamento sistematico della complessità ritmica e melodica della partitura di Berlioz. I controcanti tra la fossa e il palcoscenico, i contrasti ritmici sono spazzati via. Deborah Polaski è una modesta Cassandra. Nei panni di Didone, è irriconoscibile: semplicemente stupefacente. Il lungo duetto con Enea (il bravissimo John Villars) è reso magicamente: pianissimi imponderabili, lunghissimi legati, un fraseggio elegantissimo. Convincente Franck Ferrari nel ruolo di Chorèbe. Nel cast, in un ruolo minore come quello di Iopas, brilla l'astro del giovane tenore americano Eric Cutler. La visione registica è ridotta ad un alto muro bianco circolare, spaccato nel mezzo. Evoca un'opprimente monumentalità. Ma fatalmente stanca dopo sei ore di spettacolo.

Note: nuova produzione in omaggio a Herbert Wernicke

Interpreti: LA PRISE DE TROIE Cassandre Deborah Polaski / Jeanne-Michèle Charbonnet (17, 24 oct.) Ascagne Gaële Le Roi Hécube Anne Salvan Enée Jon Villars / Jon Ketilsson (17, 24 oct.) Chorèbe Franck Ferrari Panthée Nicolas Testé Le fantôme d'Hector Philippe Fourcade Priam Nikolai Didenko Un capitaine grec Frédéric Caton Helenus Bernard Richter Andromaque Dörte Lyssewski Polyxène Carole Noizet LES TROYENS À CARTHAGE Didon Deborah Polaski / Yvonne Naef (17, 24 oct.) Anna Elena Zaremba Ascagne Gaële Le Roi Enée Jon Villars /Jon Ketilsson (17, 24 oct.) Iopas Eric Cutler Hylas Bernard Richter Narbal Kwangchul Youn Panthée Nicolas Testé Deux capitaines troyens Nikolai Didenko, Frédéric Caton Mercure Nicolas Testé Maîtrise des Hauts-de-Seine/Choeur d'enfants de l'Opéra national de Paris Avec le soutien de la Fondation Pierre Bergé - Yves Saint Laurent

Regia: Herbert Wernicke réalisée par Tine Buyse

Scene: Herbert Wernicke réalisés par Joachim Janner

Costumi: Herbert Wernicke réalisés par Dorothea Nicolai

Orchestra: Orchestre de l'Opéra national de Paris

Direttore: Sylvain Cambreling

Coro: Choeurs de l'Opéra national de Paris

Maestro Coro: Peter Burian

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