Il San Carlo ha affidato a Lorenzo Amato Norma, una nuova produzione, scene di Ezio Frigerio, bei costumi di Franca Squarciapino, e il regista le ha conferito un ottimo impatto visivo, mantenendosi sobrio nelle scelte - ché di tanto in tanto risulta gradito andare all'opera senza dover decifrare simbolismi - ma sempre con equilibrio. Con Bellini il romanticismo italiano e la scrittura per le voci tornavano a casa. Invenzioni originali, lirismo vocale, forza drammatica dei recitativi, coro solenne nello sfondo. Non ci sono forzature nel taglio registico, foresta sacra nel primo atto, abitazione della sacerdotessa nel secondo, finale al tempio Irminsul, ma il tutto non sembra avere una connotazione geografica e temporale precisa. Le luci, di Vincenzo Raponi, prevalentemente oscure, sono da interrelazione tra le scene - natura, paesaggio, metafora, anima. Il preludio orchestrale introduce all’atmosfera, subito espressiva l'orchestra con accenti come gesti. Man mano sempre meglio nei tempi più marcati del dramma.
Di inconfondibile magnetismo, Ah! bello a me ritorna, il verso della cabaletta di Norma (con Coro) - forse ancora più di Casta Diva, racconta il carattere anche sognante della sacerdotessa. Due voci giovani, maliose e dominatrici del grande spazio del teatro di San Carlo: Daniela Schillaci, con padronanza tecnica ed espressiva, sa essere una Norma completa, ora sacerdotessa austera nel timbro e carattere, ora donna e madre tradita e ferita; Stephan Pop, Pollione impeccabile, capace di sentimenti e pentimento anche nella voce. Entrambi bel canto, intonazione sicura, perfetta estensione delle altezze e dinamiche nei recitativi ma, anche e soprattutto, verità dell’espressione. Anche Anna Goryachova Adalgisa, non chiara nel timbro, ma innocente nella linea melodica, ben calata nel suo ruolo. Mancava di mordente ed incisività Oroveso, Giacomo Prestia, ma di grande volume. A Clotilde, Clarissa Costanzo, di bel timbro, mancava un virtuosismo sublimato in espressione. Di buon temperamento Francesco Pittari, Flavio. Dopo Carmen, questa produzione testimonia anche la ricerca di voci nuove, i doppi da lanciare e promuovere. Norma, ormai si sa, per salvare l’amato e l’amica, si autodenuncia e ascende al rogo come vittima sacrificale, seguìta dal romano pentito. Ma il vero capolavoro è la partitura. Lo spettacolo ha convinto. Diciamolo: Nello Santi non ha guizzi particolari e sensibilità timbrica spiccata per l'orchestra, ma come direttore d'opera guida sapientemente le voci. Suggerisce, evoca anche con brevi cenni ai cantanti. I ritmi binari sono poco incisivi, stringati, ma gli accordi di tensione, i temi di marcia dispiegano una buona tempra drammatica con appoggiature espressive nel concertato finale, mentre ci si avvia al rogo. Il coro, diretto da Faelli, dialoga bene con i personaggi, meno con l'orchestra, tirando spesso indietro, un po' confuso - diventa egli stesso personaggio ed allo stesso tempo risonanza armonica ed emotiva del solista.
Si slegano gli applausi che premiano tutti i protagonisti, in una serata, seppur infrasettimanale, di buona affluenza.
Note: Prossime repliche: 24, 26, 27, 28 febbraio, 1 marzo 2016
Interpreti: Norma, Daniela Schillaci
Adalgisa, Anna Goryachova
Pollione, Stefan Pop
Oroveso, Giacomo Prestia
Clotilde, Clarissa Costanzo
Flavio, Francesco Pittari
Due fanciulli, figli di Norma e Pollione, Serena Cerasuolo e Manolo Serao
Regia: Lorenzo Amato
Scene: Ezio Frigerio
Costumi: Franca Squarciapino
Orchestra: del teatro di San Carlo
Direttore: Nello Santi
Coro: del teatro di San Carlo
Maestro Coro: Marco Faelli
Luci: Vincenzo Raponi