Violetta fra i cubi

Il Teatro Regio di Torino inaugura con un allestimento sobrio e sentito della Traviata

Recensione
classica
Teatro Regio Torino
Giuseppe Verdi
14 Ottobre 2009
Il Regio non si arrende e nell'anno della crisi dura apre la stagione con una "Traviata" sobria e intensa che segna il debutto in Italia del regista francese Laurent Pelly, direttore del Théâtre National de Toulouse. Protagonista della serata la notevole Violetta di Elena Mosuc, voce importante e drammatica, che va acquistando spessore soprattutto nel secondo e nel terzo atto fino a un angosciato, rarefatto "Addio, del passato bei sogni ridenti". Al suo fianco Francesco Meli, al debutto nel ruolo, è un Alfredo giovane e con qualcosa di irresoluto, di indeciso nell'atteggiamento vocale e in quello scenico: un lavoro di sottrazione forse penalizzato dal confronto. Carlos Álvarez nei panni di Germont padre è solenne, sempre perfettamente in timbro e in parte, un tantino monocorde. La scena immaginata da Pelly per questa produzione, che ha debuttato a Santa Fe nel luglio scorso, è una successione di volumi piatti, sfalsati e accatastati l'uno sull'altro. Al Preludio, raggelati in una luce grigiastra come tombe del cimitero di Montmartre in un'alba fredda d'inverno, fanno da sfondo al corteo funebre di Violetta: un flash-forward su cui si staglia la gaiezza disperata della scena successiva. Nel secondo atto, va detto, lo squarcio agreste disegnato da un pezzo di prato finto in declivio è quanto di più lontano dal sogno e dall'idillio: e non aiuta la scelta registica di far cantare "De' miei bollenti spiriti" ad Alfredo in presenza di una saltellante Violetta a piedi scalzi, che non si sa bene cosa ci faccia lì e che a un certo punto deve goffamente sparire per far proseguire il dramma. La festa a casa di Flora, animata dalle "zingarelle" che danzano sulle pedane come su cubi da discoteca e (soprattutto) il passaggio a vista al terzo atto, con il salotto che si spopola e si copre di veli bianchi lasciando Violetta sola e sofferente, circondata dai fantasmi della sua vita perduta, è tuttavia un crescendo emotivo che fa da solo lo spettacolo.

Note: Nuovo allestimento in coproduzione con Santa Fe Opera Festival

Interpreti: Violetta Valéry soprano Elena Mosuc Irina Lungu (17, 20, 22, 24, 28) Alfredo Germont tenore Francesco Meli Andrea Carè (17, 20, 22, 24, 28) Giorgio Germont baritono Carlos Álvarez Angelo Veccia (17, 20, 22, 24, 28) Flora Bervoix mezzosoprano Anastasia Boldyreva Annina soprano Bernadette Lucarini Gastone, visconte di Letorières tenore Enrico Iviglia Il barone Douphol baritono Paolo Maria Orecchia Il marchese D'Obigny basso Mario Bellanova Il dottor Grenvil basso Francesco Musinu Giuseppe, servo di Violetta tenore Ernesto Alejandro Escobar Nieto Sabino Gaita (17, 20, 22, 24, 28) Un domestico di Flora baritono Franco Rizzo Marco Sportelli (17, 20, 22, 24, 28) Un commissario baritono Riccardo Mattiotto Marco Tognozzi (17, 20, 22, 24, 28)

Regia: Laurent Pelly Regia ripresa da Laurie Feldman

Scene: Chantal Thomas

Costumi: Laurent Pelly

Orchestra: Orchestra e Coro del Teatro Regio

Direttore: Gianandrea Noseda

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Duane Schuler

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