Un'occasione mancata

1984, la collaborazione Lorin Maazel, J.D. McClatchy, Thomas Meehan e Robert Lepage in prima mondiale alla Royal Opera House, si rivela purtroppo inferiore alla somma delle sue parti.

Recensione
classica
Royal Opera House (ROH) Londra
Lorin Maazel
03 Maggio 2005
Lorin Maazel aveva affermato che ciò che lo affascina nell'opera è la capacità di esprimere sentimenti profondi, in contrasto con la superficialità del teatro musicale. Non di meno, avendo deciso di trasportare il 1984 di Orwell sul palcoscenico operistico si è rivolto a Thomas Meehan, un veterano di Broadway con una collezione di Tony Awards, che insieme al poeta J.D. McClatchy ha prodotto quello che è senz'altro uno dei migliori libretti degli ultimi vent'anni. Buona parte del merito va senz'altro attribuito alla sostanza ed al virtuosismo linguistico dell'originale, ma insieme al regista canadese Robert Lepage gli autori hanno creato uno spettacolo teatrale di grande efficacia, e di scomoda contemporaneità: i riferimenti al post 9/11 non sono nè casuali ne sporadici. In un certo senso, il realismo multimediale di Lepage è fin troppo letterale, e la radice cinematografica del suo approccio non sembra sfruttare occasioni di ambiguità simbolica, come ad esempio la dimensione religiosa del fanatismo socio-politico della prima scena. In tutto ciò la musica di Mazel costituisce solo una colonna sonora di indubbia abilità, ma senza consistenza stilistica o individualità: il compositore aveva affermato che la partitura è una panoramica su quello che è successo in musica negli ultimi vent'anni, ma questo eclettismo non sempre serve il momento drammatico. Maazel è sicuramente astuto nella sue scelte stilistiche, e vi sono pagine di grande effetto, ma nell'insieme la partitura manca di impatto drammatico. La scrittura vocale è a tratti imbarazzante, ed in generale inefficace: e senza scrittura vocale, può essere anche grande teatro, ma opera non è. Tutti i protagonisti fanno del loro meglio per ovviare a queste carenze, e producono ammirabili performances: in particolare Simon Keenleyside, quasi atletico nella fisicalità della sua interpretazione, e Diana Damrau, che gestisce con grande musicalità l'assurdo virtuosismo richiesto all'istruttrice di ginnastica. Ma è difficile non chiedersi cosa un John Adams o un Philip Glass avrebbero potuto fare di un lavoro che, per quanto interessante, sostanzialmente non sembra appartenere ad un palcoscenico operistico.

Note: Prima mondiale

Interpreti: Winston: Simon Keenlyside; Julia: Nancy Gustafson; Gym Teacher/Old Hag: Diana Damrau; O'Brien: Richard Margison; Charrington: Graeme Danby; Symes: Lawrence Brownlee; Washerwoman: Mary Lloyd Davies; Parsons: Jeremy White

Regia: Robert Lepage

Scene: Carl Fillion

Costumi: Yasmina Giguère

Coreografo: Sylvain Émard

Orchestra: Orchestra della Royal Opera House

Direttore: Lorin Maazel

Coro: Coro della Royal Opera House

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