Un giovedì da leoni alla Biennale
Il Leone d'oro della Biennale Musica 2010 va a Wolfgang Rihm

Recensione
classica
Con la ferma intenzione di rendere il Leone d'oro un premio non solo alla carriera, ma che può essere assegnato anche a compositori nel pieno della propria attività, la Biennale lo ha assegnato quest'anno a Wolfgang Rihm, compositore dalla produzione ingente e variegata. Come ha detto il direttore Luca Francesconi, tra le motivazioni c'è certamente la "capacità di rompere gli schemi" del compositore tedesco, quell'attitudine che lo stesso premiato, in un breve e simpatico discorso, ha sintetizzato in imprevedibilità, instintività e intuito. Per celebrare Rihm sono stati scelti tre lavori di periodi differenti, ma tutti significativi della grande capacità del musicista di entrare dentro la materia sonora. Splendido l'iniziale "Schwebende Begegnung", con accensioni fantasiose, mentre è sembrato meno sorprendente (seppur di gran qualità) il più recente "Dyptichon" per soprano e orchestra, fino a giungere allo scoppiettante finale con "Schwarzer und roter Tanz", sorta di "Sagra della primavera industriale". Il tutto ben condotto dall'Orchestra Sinfonica della Rai sotto la guida di Pascal Rophé. C'è spazio anche per un pezzo, non memorabile, di Bruno Mantovani e per la premiazione di due Leoni d'argento, Francesca Verunelli e Vittorio Montalti, cui va, insieme ai complimenti, l'augurio che possano - data la giovane età - mettere in futuro il proprio talento alla prova anche con mondi meno autoreferenziali di quello dell'accademia contemporanea, sempre più in pessima salute. Nonostante i Rihm.
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