Trovatore con poco fuoco

L’opera verdiana apre la stagione dell’Oper Frankfurt, con la regia di David Bösch

Recensione
classica
Oper Frankfurt
Giuseppe Verdi
14 Settembre 2017

Va riconosciuto un certo coraggio all’Oper Frankfurt che inaugura la nuova stagione d’opera con uno dei titoli più iconici del repertorio operistico, dopo varie stagioni aperte da lavori contemporanei. Trovatore è il melodramma. Difficile immaginarsi una successione più insensata di eventi, eppure quell’opera, specialmente quell’opera, è infallibile sul piano dell’effetto scenico. A patto di poter contare su un quartetto di interpreti dai quali Verdi chiede l’impossibile. Diciamolo subito: a Francoforte l’impossibile non si è nemmeno sfiorato, ma forse era legittimo aspettarsi qualcosa di più da una produzione che andava poco oltre quello che è normale aspettarsi da un rodato spettacolo di repertorio. Punto debole erano sicuramente le voci, nel complesso piuttosto lontane, non si dirà da un’idea di canto verdiano, ma anche da un minimo (sindacale) di stile. Il Luna di Brian Mulligan è sciatto, stimbrato, costantemente sotto sforzo. L’Azucena di Marianne Cornetti sembrava arrivata da un’altra epoca con annesso bagaglio di molti malvezzi e scarse virtù. Dalla Leonora di Elza van den Heever era vano aspettarsi un fraseggio ampio o almeno una qualche legatura. Nel complesso si salvava il Manrico di Piero Pretti ma non certo per particolari qualità eroiche (e il tradizionale do di petto puntato della cabaletta non era davvero immacolato). Poco da dire sulle altre presenze vocali, mentre del coro si notava una certa, insolita imprecisione, soprattutto nel comparto maschile. Quanto alla direzione di Jader Bignamini, tralasciando qualche scelta di tempo eccessivamente spedito in qualche cabaletta o duetto (per mascherare le molte debolezze vocali?), si faceva apprezzare per una certa eleganza più che per uno slancio autenticamente verdiano capace di far brillare le ben note qualità musicali dell’orchestra del teatro. Aggiungeva poco valore anche lo scarno allestimento firmato da David Bösch, già visto a Londra, ricchissimo dei tradizionali cliché che popolano le scene tedesche ma poverissimo sul piano dell’azione. Un fondale e qualche elemento scenico di base descrivevano l’universo “binario” di questo Trovatore: profluvio di uniformi militari e armi oltre a un cingolato nel mondo di Luna, roulotte e stravaganze balcaniche alla Kusturica per il colorato mondo dei gitani. Fuoco pochissimo e solo nel finale, con un gran cuore che si incendia, a Manrico e Leonora già defunti. Applausi di cortesia.

Note: Nuovo allestimento dell’Oper Frankfurt in coproduzione con la Royal Opera House Covent Garden di Londra. Date rappresentazioni: 10, 14, 17, 23, 30 settembre, 3, 7 ottobre, 15, 23, 25, 31 dicembre 2017, 6, 10, 13 gennaio 2018.

Interpreti: Brian Mulligan (Conte di Luna), Elza van den Heever (Leonora), Marianne Cornetti (Azucena), Piero Pretti (Manrico), Kihwan Sim (Ferrando), Alison King (Ines), Theo Lebow (Ruiz), Thesele Kemane e Yongchul Lim (due zigani)

Regia: David Bösch

Scene: Patrick Bannwart

Costumi: Meentje Nielsen

Orchestra: Frankfurter Opern- und Museumsorchester

Direttore: Jader Bignamini

Coro: Chor der Oper Frankfurt

Maestro Coro: Tilman Michael

Luci: Olaf Winter

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar

classica

A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale

classica

A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij