Trento all'antica con Savall
Jordi Savall al Festival Musicantica, dedicato alla figura di Orfeo
Trento accoglie un ospite d’eccezione per il terzo appuntamento in calendario al Festival Musicantica 2017. La manifestazione internazionale giunge alla trentunesima edizione e punta i riflettori sulla figura di Orfeo, cantore capace di piegare al suono della sua lira gli animali e tutta la natura e, per ovvi motivi, mito assai frequentato nelle produzioni musicali di ogni epoca.
Novello Orfeo, lunedì 16 ottobre, è stato Jordi Savall, che con la sua viola da gamba e i valenti musicisti dell’ensemble Le Consert des Nations ha conquistato una Sala Filarmonica gremita (sold out da diversi mesi) con un programma monografico su Georg Philipp Telemann. L’appuntamento si richiamava alla tradizione dei Concert Spirituel, i primi concerti privati che sorsero a Parigi nel 1725 e che proponevano programmi di musica strumentale sacra e profana nel periodo della Quaresima e durante le feste religiose cattoliche. Grazie al Festival, è stata offerta la possibilità di assistere gratuitamente nel pomeriggio ad un’ora di prove, dove, in una situazione più informale e meno affollata, l’orecchio moderno si è preparato ad un ascolto di sonorità antiche. Se i timbri degli strumenti del passato non raggiungono i decibel dell’ambiente sonoro – musicale e non – a cui ci siamo abituati negli ultimi cent’anni, ciò che stupisce (e rapisce!) ancora di questa musica così lontana nel tempo è quel ritmo incalzante, quel movimento grintoso, quella pulsazione energica che riempie i pentagrammi prima del Classicismo.
È proprio questa energia, a dir poco graffiante, quella che esplode nei due movimenti di Allegro che compongono il Concerto in La minore per flauto dolce (Pierre Hamon), viola da gamba e corde, brano che occupava il cuore del concerto serale. Ad incorniciare questo climax di ricchezza ritmica, trovavano giusta valorizzazione l’eleganza e la leggerezza del lungo ed emozionante Modéré finale del Sesto Quartetto Parigino (Marc Hantaï al flauto traverso e Jakob Lehmann al violino accanto alla viola di Savall) all’inizio della serata, così come il dialogo incalzante quanto raffinato tra flauti traversi (Marc Hantaï, Yi-Fen Chen) e violini (Jakob Lehmann, Mauro Lopes) nella Tafelmusik che concludeva il concerto. Accanto a questi tre momenti che hanno particolarmente colpito il nostro ascolto, tutte le esecuzioni in programma hanno volato alto. Il merito è ovviamente degli interpreti sul palco, da Jordi Savall, virtuoso della viola da gamba, ai solisti già nominati sopra, ai quali è d’obbligo aggiungere ulteriore menzione per il violoncellista Balázs Máté – bellissimo suono e perfetto sostegno della viola da gamba nell’Ouverture in Re Maggiore come dei solisti nel concertino dell’Ouverture & Suite in Mi Minore – nonché per Luca Guglielmi al clavicembalo, basso continuo di tecnica, intelligenza e cuore. Savall nella veste di direttore si dimostra un compagno di viaggio: gesto elegante quasi impercettibile, sguardo gentile. Il concerto stesso ha dato l’impressione di una tappa momentanea di un lungo cammino, alle cui spalle c’è il decennale lavoro di ricerca dell’artista spagnolo e il cui futuro, spinto dalla vitalità ed energia di questa musica, deve ancora essere scritto.
Il Festival Trento Musicantica 2017 propone altri tre appuntamenti nel mese di novembre: giovedì 9 (Chiesa San Francesco Saverio) viene ricostruita in prima esecuzione moderna una grande liturgia eucaristica romana tra Sei e Settecento, con la grande Messa policorale Purpura et byssum di Orazio Benevoli, alternata al proprium gregoriano della Missa in Nativitate Beatae Mariae Virginis, oltre ad alcuni mottetti di scuola romana della stessa epoca; martedì 14 (Castello di Buonconsiglio) il Bonporti Antiqua Ensemble propone le musiche eseguite per gli Intermedi dell'Aminta di Torquato Tasso, composte da Domenico Belli nel 1615; infine, ultima data in calendario, sabato 18 (Castello di Buonconsiglio) l’Ensemble Scherzi Musicali diretto da Nicholas Achten offrirà un ritratto di Orfeo che piange la sua Euridice perduta, ritrovata e nuovamente perduta per troppo desiderio, in una antologia di composizioni strumentali o a voce sola di Monteverdi e di suoi contemporanei nell’Italia del nascente Barocco.
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