Sulle tracce del Progetto Pollini
Recensione
classica
Arrivati al sesto appuntamento del Progetto Pollini che l'Accademia di S. Cecilia ha portato per la prima volta in Italia a Roma, ci stiamo abituando a uscire dal concerto senza più chiederci se quanto abbiamo ascoltato ci è piaciuto o meno, ovvero se gli esecutori hanno suonato bene. Intanto perché i musicisti, che hanno affiancato Maurizio Pollini lungo questa serie di appuntamenti, sono apparsi tutti di ottimo livello. Come valutare altrimenti lo splendido Ensemble Wien-Berlin, che nella Sala Sinopoli ha aperto il programma con i Dieci pezzi per quintetto a fiati di György Ligeti, per poi eseguire il Quintetto per fiati op. 2 di György Kurtág e concludere la prima parte assieme a Pollini con il Quintetto per pianoforte e fiati K. 452 di Wolfgang Amadeus Mozart. Speculare la seconda parte con il solo Salvatore Accardo, che è apparso rigenerato rispetto a qualche tempo fa ed esegue tre dei Capricci per violino e poi con il suo quartetto i Sei Quartetti brevi per archi entrambi di Sciarrino, mentre Pollini si unisce a loro per concludere ancora con Mozart e il Quartetto per pianoforte e archi K. 478. Appare anche esornativo dire che tra i Wien-Berlin si sono distinti Schellenberger con il suo oboe di legno di rosa e il cornista Günter Högner, oppure che ci ha emozionato rivedere Rocco Filippini con la sua aria compita al violoncello e tanto più accennare al fatto che Pollini ha suonato sempre egregiamente e in maniera tanto diversa con il gruppo tedesco e quello italiano.
Nelle musiche eseguite esistono certo alcune parentele, anche evidenti, per esempio tra Ligeti -nelle dieci parti che compongono il Quintetto cinque sono per strumento solo e a carattere virtuosistico- e Mozart dove i fiati si alternano al pianoforte in uno stile concertante. Pure collante del programma è piuttosto il colore delle famiglie di strumenti, il timbro, che non perde mai la sua dimensione musicale: siamo tra le strette della musica del '900 che si assottiglia fino all'alea, al gesto come nel murmur degli archetti e nelle pagine degli spartiti voltate di Sciarrino, senz'altro il più complicato non tanto da ascoltare, quanto da posizionare. Punto di arrivo, e non di partenza, è Mozart perché nel programma ascoltato la musica sembra ritrovare quella forma che, pur tra i salti epocali, non ha mai perso. Per questo parliamo di colori strumentali, di timbro, ma quali portatori di una civiltà musicale. Assolutamente non di suono inteso, invece che nella sua purezza, come semplice sonorità che filtra in alcune composizioni contemporanee, inscenando l'unica vera frattura insanabile con la tradizione (non a caso nei sette concerti del Progetto Pollini di questa musica non c'è neanche l'ombra). Qui ci sia concesso uno slittamento nel naïf: dopo l'orgogliosa tenacia di Sciarrino, Kurtág, e Ligeti, Mozart ha colpito per la sua malinconia e le sue venature di tristezza. E' forse questo lato della musica mozartiana, di cui si erano accorti e inquietati i suoi contemporanei, che si riavverte ascoltandolo assieme ai nostri contemporanei... Altro che la giocondità di Amadeus.
E' giusto concludere puntualizzando che oltre alla bellezza dei concerti, l'intero Progetto Pollini che si sta svolgendo a Roma mette in questione il rapporto con la musica colta e la sua fruizione. Di fronte a una tradizione musicale che recalcitra a essere intesa come mera evasione -ma sì, ma sì, anche Mozart- Pollini ha sempre risposto proponendo un ascolto cosciente e problematico. Con il suo Progetto delinea i limiti e le modalità entro cui identifica la tradizione che fa capo a questo tipo di fruizione. Si possono condividere o meno queste idee che hanno posto fianco a fianco Berio e Monteverdì, oppure Xenakis, Schubert, Schönberg e Ligeti e così via. Alcuni critici, -forse dei casalinghi di Voghera- hanno posto l'accento su alcune scelte, come l'esecuzione corale dei madrigali di Marenzio e Gesualdo o i "fugoni romani". Tuttavia in questi giorni si è ragionato di musica e non di personaggi. Ancora meglio che sia avvenuto nel Nuovo Auditorium, le cui potenzialità questa volta sono state usate come fulcro di un progetto e non come contenitore in affitto per eventuali eventi.
VI concerto del Progetto Pollini a Roma il 21-03-03 Accademia di Santa Cecilia - Nuovo Auditorium
Maurizio Pollini pianoforte, Ensemble Wien Berlin, Quartetto Salvatore Accardo.
Interpreti: Maurizio Pollini
Orchestra: Accademia Nazionale di Santa Cecilia
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