Sant'Anna Arresi 3 | Al futuro
Rob Mazurek, e lo spettro di Sun Ra, per chiudere l'edizione 2013
Recensione
jazz
Come i festival che si rispettano, che non si mettono nella scia ma anticipano, che considerano il jazz qualcosa di palpitante, da cogliere nel suo farsi, Ai confini tra Sardegna e jazz aveva visto giusto e valorizzato Rob Mazurek in tempi non sospetti. Diversamente dalla nottola di Minerva di Hegel, che spicca il volo sul far della sera, quando il processo di formazione della realtà è ormai compiuto e la filosofia può allora sancirlo, la rassegna di Sant'Anna Arresi non ha aspettato la consacrazione del cornettista chicagoano, l'ex aequo con Leo Smith come "Miglior musicista internazionale dell'anno" nel Top Jazz 2012 di "Musica Jazz", la recente copertina della prestigiosa rivista britannica "The Wire": assieme a Chad Taylor, sotto l'intestazione Chicago Underground Duo, Mazurek era a Sant'Anna già nel 2008; poi il festival gli commissionò anche una suite, ("Transgressions Suite") presentata nell'edizione 2011 con la sua Exploding Star Orchestra; sentendosi ormai in famiglia e fra amici a Sant'Anna, Mazurek, invitato nuovamente nel 2012 con i progetti Calma Gente e São Paulo Underground, scelse addirittura la località sarda per sposarsi con la sua Brit.
E, invitato quest'anno a prodursi in un trittico - São Paulo Underground, Pulsar Quartet ed Exploding Star Orchestra - Rob con Brit ha festeggiato a Sant'Anna il primo anniversario di matrimonio. Riascoltata ad un anno di distanza, l'idea di São Paulo Underground è apparsa non meno fresca e corroborante: il drumming plebeo, da gruppo hardcore da centro sociale, di Mauricio Takara; i grezzi, perentori giri di bass synth, i sampler e l'elettronica di Guilherme Granado; il solismo incline alla melodia, arioso e positivo di Mazurek, mescolano spirito rustico e proletario da favela e nobiltà visionaria erede di Miles e Don Cherry, con uno sguardo aperto e fiducioso, ma non ingenuo, rivolto al futuro. Al confronto il Pulsar (Angelica Sanchez, piano, Matthew Lux, basso, John Herndon, batteria) appare un ottimo quartetto, ma - peculiarità del solismo di Mazurek a parte - un po' troppo convenzionalmente jazzistico, senza il valore aggiunto di una forte e originale caratterizzazione. Con la Exploding (Matt Bauder, sax tenore e clarinetto, Jeff Parker, chitarra, Chad Taylor, batteria, Damon Locks, voce, sampler e testi, oltre a Sanchez, Lux, Granado, Takara, Herndon), Mazurek ha presentato due suite, la seconda delle quali inedita: molti bei momenti, particolarmente suggestivi quelli con Locks come dicitore, ma nel flusso di situazioni si avverte forse un po' di deficit di spessore compositivo complessivo.
Intitolate rispettivamente "63 Moons of Jupiter" e "Galactic Parables", anche le suite della Exploding rientravano nell'omaggio a Sun Ra a cui la ventottesima edizione di Ai confini tra Sardegna e jazz era dedicata (anche qui Sant'Anna è in anticipo: cadono l'anno prossimo i cento anni dalla nascita).
Eccellente l'esibizione di Dinamitri Jazz Folklore con guest Amiri Baraka (Dimitri Grechi Espinoza, sax alto, Giuseppe Scardino, sax baritono, Emanuele Parrini, violino, Gabrio Baldacci, chitarra elettrica, Paolo Durante, tastiere, Andrea Melani, batteria, Simone Padovani, percussioni): avvincente il settetto, fra umori jazz, blues, funk, latini, rock, dinamismo incalzante, lirismo, e concitazioni free; in grande forma Baraka, che con carisma su Sun Ra ha interpretato un testo che teneva assieme gli elementi di un piccolo saggio, e la suggestione di una vibrante creazione poetica.
Estremamente fine, sotto il titolo "New Myth/Old Science", l'operazione di Living By Lanterns, cenacolo di giovani talenti di area braxtoniana e/o chicagoana, guidati da Mike Reed, batteria, e Jason Adasiewicz, vibrafono e arrangiamenti (Taylor Ho Bynum, cornetta, Greg Ward, sax alto, Ingrid Laubrock, sax tenore, Mary Halvorson, chitarra, Joshua Abrams, contrabbasso, Tomeka Reid, violoncello, Tomas Fujiwara, batteria). Lavorando sullo stimolo di registrazioni di Sun Ra tratte da un vasto archivio di materiali inediti, Reed e Adasiewicz hanno colto - col pregio di evitare citazioni e riferimenti espliciti - il carattere danzante, la grazia leggera, il candore che si trovano nella sua musica, così come la dialettica di dimensione orchestrale robustamente swing e emergenze solistiche eccentriche (superlativo, come sempre, Ward, espressivamente più profondo di Ho Bynum, pure un fuoriclasse), di tradizione della big band e di avanguardia.
Quello che appunto si è ascoltato in una trionfale serata finale con l'Arkestra di Sun Ra portata avanti da Marshall Allen, che con John Gilmore e Pat Patrick nella formazione componeva una magica triade di sax, e che mantiene un suo fantastico modo di suonare l'alto, tagliente, nervoso, schizzato. Arkestra a ranghi ridotti ma in grande spolvero, fra swing, "Space is the place", costumi sberluccicanti e le incredibili piroette di Knoel Scott, sax alto e acrobata, pur non essendo nemmeno un ragazzino. Ma un bambino rispetto ad Allen, un giovanotto che nel maggio scorso ha compiuto ottantanove anni. Oltre ad Allen, anche altri che facevano parte dell'equipaggio quando l'astronave di Sun Ra atterrò di fronte al nuraghe di Sant'Anna Arresi nel 1989: Michael Ray, tromba, Danny Thompson, sax baritono, Elson Nascimento, percussioni. Dopo dieci serate poi anche Ai confini tra Sardegna e jazz è ripartita, per riprendere la sua esplorazione dell'universo del jazz: fra un anno la aspettiamo di ritorno nella nostra galassia.
E, invitato quest'anno a prodursi in un trittico - São Paulo Underground, Pulsar Quartet ed Exploding Star Orchestra - Rob con Brit ha festeggiato a Sant'Anna il primo anniversario di matrimonio. Riascoltata ad un anno di distanza, l'idea di São Paulo Underground è apparsa non meno fresca e corroborante: il drumming plebeo, da gruppo hardcore da centro sociale, di Mauricio Takara; i grezzi, perentori giri di bass synth, i sampler e l'elettronica di Guilherme Granado; il solismo incline alla melodia, arioso e positivo di Mazurek, mescolano spirito rustico e proletario da favela e nobiltà visionaria erede di Miles e Don Cherry, con uno sguardo aperto e fiducioso, ma non ingenuo, rivolto al futuro. Al confronto il Pulsar (Angelica Sanchez, piano, Matthew Lux, basso, John Herndon, batteria) appare un ottimo quartetto, ma - peculiarità del solismo di Mazurek a parte - un po' troppo convenzionalmente jazzistico, senza il valore aggiunto di una forte e originale caratterizzazione. Con la Exploding (Matt Bauder, sax tenore e clarinetto, Jeff Parker, chitarra, Chad Taylor, batteria, Damon Locks, voce, sampler e testi, oltre a Sanchez, Lux, Granado, Takara, Herndon), Mazurek ha presentato due suite, la seconda delle quali inedita: molti bei momenti, particolarmente suggestivi quelli con Locks come dicitore, ma nel flusso di situazioni si avverte forse un po' di deficit di spessore compositivo complessivo.
Intitolate rispettivamente "63 Moons of Jupiter" e "Galactic Parables", anche le suite della Exploding rientravano nell'omaggio a Sun Ra a cui la ventottesima edizione di Ai confini tra Sardegna e jazz era dedicata (anche qui Sant'Anna è in anticipo: cadono l'anno prossimo i cento anni dalla nascita).
Eccellente l'esibizione di Dinamitri Jazz Folklore con guest Amiri Baraka (Dimitri Grechi Espinoza, sax alto, Giuseppe Scardino, sax baritono, Emanuele Parrini, violino, Gabrio Baldacci, chitarra elettrica, Paolo Durante, tastiere, Andrea Melani, batteria, Simone Padovani, percussioni): avvincente il settetto, fra umori jazz, blues, funk, latini, rock, dinamismo incalzante, lirismo, e concitazioni free; in grande forma Baraka, che con carisma su Sun Ra ha interpretato un testo che teneva assieme gli elementi di un piccolo saggio, e la suggestione di una vibrante creazione poetica.
Estremamente fine, sotto il titolo "New Myth/Old Science", l'operazione di Living By Lanterns, cenacolo di giovani talenti di area braxtoniana e/o chicagoana, guidati da Mike Reed, batteria, e Jason Adasiewicz, vibrafono e arrangiamenti (Taylor Ho Bynum, cornetta, Greg Ward, sax alto, Ingrid Laubrock, sax tenore, Mary Halvorson, chitarra, Joshua Abrams, contrabbasso, Tomeka Reid, violoncello, Tomas Fujiwara, batteria). Lavorando sullo stimolo di registrazioni di Sun Ra tratte da un vasto archivio di materiali inediti, Reed e Adasiewicz hanno colto - col pregio di evitare citazioni e riferimenti espliciti - il carattere danzante, la grazia leggera, il candore che si trovano nella sua musica, così come la dialettica di dimensione orchestrale robustamente swing e emergenze solistiche eccentriche (superlativo, come sempre, Ward, espressivamente più profondo di Ho Bynum, pure un fuoriclasse), di tradizione della big band e di avanguardia.
Quello che appunto si è ascoltato in una trionfale serata finale con l'Arkestra di Sun Ra portata avanti da Marshall Allen, che con John Gilmore e Pat Patrick nella formazione componeva una magica triade di sax, e che mantiene un suo fantastico modo di suonare l'alto, tagliente, nervoso, schizzato. Arkestra a ranghi ridotti ma in grande spolvero, fra swing, "Space is the place", costumi sberluccicanti e le incredibili piroette di Knoel Scott, sax alto e acrobata, pur non essendo nemmeno un ragazzino. Ma un bambino rispetto ad Allen, un giovanotto che nel maggio scorso ha compiuto ottantanove anni. Oltre ad Allen, anche altri che facevano parte dell'equipaggio quando l'astronave di Sun Ra atterrò di fronte al nuraghe di Sant'Anna Arresi nel 1989: Michael Ray, tromba, Danny Thompson, sax baritono, Elson Nascimento, percussioni. Dopo dieci serate poi anche Ai confini tra Sardegna e jazz è ripartita, per riprendere la sua esplorazione dell'universo del jazz: fra un anno la aspettiamo di ritorno nella nostra galassia.
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