L’Associazione ‘She Lives’ ha festeggiato i 70 anni Péter Eötvös presso l’Accademia d’Ungheria in Roma, dando opportunità di conoscere meglio una figura in Italia poco eseguita nel suo catalogo teatral-musicale e cameristico. Eötvös ha anche conversato con Francesco Antonioni, notando che la musica dei compositori ungheresi-transilvani (Bartók, Ligeti, Kurtág, oltre a lui) suona diversa rispetto a quella ungherese di Kodaly: un linguaggio – forse – ancor più sintetico, nel quale, entrano con più evidenza categorie stilistiche europee e i riferimenti alla musica popolare transdanubiana sono spesso sublimati e declinati in ‘forma del materiale’. Quanto ascoltato nel concerto sembra rispecchiare, insieme alla biografia del musicista (attivo prima a Colonia, poi a Parigi alla guida dell’Ensemble Intercontemporain), tale posizione linguistica: l’ossatura della bartókiana scala ottatonica appare evidente nel breve, intenso e compatto Encore per quartetto d’archi, ma il recente Dances of the Brush-footed Butterfly per pianoforte e il trio Psy (ottimi solisti Massimiliano Scatena, Francesca Raponi e Giulio Ferretti) suggeriscono personali riletture rispettivamente di Messiaen e della scrittura spettrale (rovesciata per conferire nel laprima parte un riferimento armonico a un pedale acuto, invece che sub-grave). Di grande interesse l’Octet, nel quale una trasfigurata impalcatura discorsiva a frammenti è funzionale a far circolare – con grande raffinatezza timbrica – il materiale tra gli elementi del complesso: tutti gli strumentisti dei Solisti Aquilani, guidati nell’Octet con gran sicurezza da Vittoriano Vinciguerra, si son calati benissimo (meglio ancora che nel pezzo stravinskiano gemello) nel gioco, meritandosi dal pubblico un plauso caloroso oltre la prima canicola romana.
Note: Credit foto Eötvös: Klaus Rudolph
Interpreti: Massimiliano Scatena, pianoforte
Francesca Raponi, flauto
Quartetto d’archi dei Solisti Aquilani:
Gabriele Pieranunzi, primo violino
Plamena Yancheva Krumova, secondo violino
Francesco Negroni, viola
Giulio Ferretti, violoncello
Ottetto di fiati dei Solisti Aquilani:
Luca Marconi, flauto
Giammarco Casani, clarinetto
Giuseppe Ciabocchi, primo fagotto
Brancaccio Giuseppe, secondo fagotto
Matteo Battistoni, prima tromba
Domenico Agostini, seconda tromba
Diego Di Mario, primo trombone
Stefano Centini, secondo trombone
Orchestra: I Solisti Aquilani
Direttore: Vittoriano Vinciguerra
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento