Ritornando al PalaFenice dopo tanto Malibran si resta in principio un po' spiazzati per quanto riguarda l'acustica, specie quando si è investiti dalla apertura di un "Otello" verdiano. Inizialmente, dunque, si è avuto la sensazione della presenza di due grosse masse, coro e orchestra, che dialogavano, si incastravano a fatica. L'orchestra, in particolare, è sembrata nel primo atto un amalgama indistinto, poco compatta. Dal secondo atto in poi, invece, le cose sono andate via via crescendo in qualità e precisione, fino al raggiungimento di un'esecuzione molto buona. Uniforme dall'inizio alla fine, al contrario, è stata la prova dei cantanti. Dei tre pilastri dell'opera proprio Otello ha dato segni di grave cedimento: Vladimir Galouzine ci ha restituito un personaggio senza un'identità forte, vocalmente poco duttile, monocorde, probabilmente per problemi tecnici o di salute sforzava molto negli acuti. Peccato soprattutto per i duetti: quelli con la Desdemona di Dimitra Theodossiou, che invece ci ha deliziato con il suo timbro limpido, con la sua interpretazione estremamente poetica, tra i due sposi non poteva scattare nessun feeling, e questo è andato tutto a danno della macchina teatrale che dal loro amore/odio trae energia. Anche i duetti con Jago, presentato molto bene da Renato Bruson, non hanno convinto: è decisamente mancato un Otello sulla scena. Molto discutibile la scelta di inserire un intervallo di circa trenta minuti tra un atto e l'altro, l'eccessiva frantumazione che si è venuta a creare ci ha fatto assistere ad un melodramma in pillole. Tre intervalli per un totale di un'ora e mezza di andirivieni della gente sono serviti per realizzare i cambi di una scenografia elaborata e sfarzosa, ma, in definitiva inutile ai fini della riuscita dello spettacolo, perché, comunque, molto tradizionale e priva di intuizioni innovative. Tutto esaurito per una serata abbastanza riuscita.
Note: allestimento del Teatro San Carlo di Napoli
Interpreti: Galouzine/Gabriel Sadé; Desdemona: Dimitra Theodossiou/Tamar Iveri; Jago: Renato Bruson/Ambrogio Maestri
Regia: Alberto Fassini
Scene: Mauro Carosi
Costumi: Odette Nicoletti
Coreografo: Marta Ferri
Direttore: Marcello Viotti/ Giusseppe Marotta
Maestro Coro: Guillaume Tourniaire