Musica a colori
Un recital pianistico di Nathalia Romanenko illuminato da giochi di luce colorata
Recensione
classica
Le relazioni tra musica e arti visive sono motivo di indagine musicologica, senza che ancora tuttavia si possa effettivamente indicarne un preciso approccio scientifico. Pretenzioso sulla carta, il concerto della pianista Nathalia Romanenko, ieri pomeriggio allo Châtelet a Parigi, è stato invece più che altro un gioco per un pubblico di famiglie e bambini, una messa in scena di Liszt, Beethoven, Chopin e Rimsky-Korsakov. La pianista sostenuta da Rostropovitch, di quella scuola russa ‘meccanica’ però che poco spazio lascia all’ampiezza del cantato, all’affondo del suono e alle sue colorazioni, è andata in scena come un’attrice e ha raccontato il rapporto con la ‘musica visiva’ muovendo dall’idea ispiratrice di Kandinsky e del suo “Sonorité jaune”, purtroppo non ben messa a fuoco. Anche per un viaggio magico del giovanissimo pubblico era un concerto un po’ fuorviante. La “Rapsodie espagnole” di Liszt, l’ “Alouette” di Glinka (brani sicuramente nelle sue corde più degli altri), il Notturno in do diesis minore di Chopin e una versione pianistica di Shéhérazade che non rendeva giustizia al pezzo sono state animate sulla scena da un fondale in cui si proiettavano colori, disegni astratti e un gioco di luci (Jacques Rouveyrollis e Thierry Boudin). Non sembrava tuttavia ci fosse una chiara intenzione estetica a monte, e le luci non erano che una scenografia. Perché anzitutto non scegliere un programma che privilegiasse autori come Skriabin, Schoenberg o gli spettralisti che coi colori hanno avuto a che fare? Esperimento insomma non riuscito ma da ripetersi con un altro tipo di concezione, sia nel programma che nel rapporto meno casuale con le luci: per dirla con Kandinsky, all’insegna della necessità interiore che lega musica e colore.
Interpreti: Nathalia Romanenko, pianoforte
Luci: Jacques Rouveyrollis, Thierry Boudin
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