Miserere per tre

Napoli: Jommelli, Lotti, Leo

Recensione
classica
Fondazione Pietà de' Turchini Napoli
21 Marzo 2016
Eseguito probabilmente per la prima volta in epoca moderna, il primo dei Miserere di Niccolò Jommelli (1750), musica rara, alla fondazione Pietà de’ Turchini, ideale per l'inizio della settimana santa, è caposaldo del periodo romano di Jommelli come maestro coadiutore. Da qui ideato, il concerto si intitola Intrecci per un Miserere, perché include inoltre il “Miserere in re minore” di Antonio Lotti e il “Miserere in do minore” di Leonardo Leo, più un'introduzione dei Cantori del Miserere di Sessa Aurunca con tre voci pari di membri dell'arciconfraternita del SS. Crocifisso e Monte dei Morti. Una vera e propria staffetta di questa forma sacra. Meravigliosa, per empito mistico ed immedesimazione emotiva, l'esecuzione dei cantori di Sessa Aurunca, che conservano viva una tradizione di canto orale, per così dire popolare, che potrebbe essere paragonata alle sette sufi (Isawiya) di altra sponda del Mediterraneo (Tunisia, Algeria). Nel miserere di Leo, invece, quello che più colpisce è la scolpitura melodica e capacità contrappuntistica in questo ambito sacro. Il Coro della Pietà de’ Turchini diretto da Davide Troìa con Emanuele Cardi all’organo e il Coro di Voci Bianche di San Rocco al suo debutto, forgiano un bel suono nel complesso, con questa musica che sembra stargli addosso a pennello, molto appassionata. Riscuote più applausi Leo che Jommelli, dalla chiesa di Santa Caterina da Siena, stracolma, seppur metà del pubblico era di genitori e parenti dei bimbi del coro. Proprio il Coro delle voci bianche, maglia rossa e voce cristallina, guidato attentamente, vuoi per la tensione da debutto, vuoi per un'età fin troppo giovane per una compagine vocale simile, risultava a volte debole nella tenuta dell'intonazione, con difficoltà nei medesimi punti. Comunque un plauso per il talento e l'impegno, loro il futuro. Nel coro a quattro voci del Miserere di Lotti c'erano forzature nell'emissione, ma ancor di più nelle parti solistiche di Jommelli, con le tipiche sezioni polifoniche, diaboliche per intonazione, senza una tenuta salda. Non gli giovavano poi talune stranezze nella direzione di Davide Troìa, come ad esempio tempi poco pensati, condotti in porto con poca consapevolezza - anche quando molto lenti - anziché una precisa accentuazione sillabica. Un concerto in cui eravamo subito su di un piano musicologico, introdotto a voce a modo di paper scientifico da Michael Pauser, cose che poi avremmo letto nel programma, impostato su fattezze e virtuosismi della riforma musicale ecclesiastica.

Interpreti: Emanuele Cardi all’organo, Cantori del Miserere di Sessa Aurunca: Ago Rosario, cresce Domenico, Loffredo Giovanni

Direttore: Davide Troìa

Coro: Coro della Pietà de’ Turchini, Coro di Voci Bianche di San Rocco

Maestro Coro: Davide Troìa

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