La scenografia di Maria Luxardo è minimalista, un po' per scelta e un po', dato il budget, per necessità. Quattro graticci, fatti con vecchie travi di legno di varie dimensioni, delineano prima una stazione di posta più che mai sordida ed equivoca; poi, per trasformarli nel palazzo di Geronte, basta aggiungervi alcuni paraventi settecenteschi, che, socchiudendosi o spalancandosi di colpo, sfruttano come meglio non si potrebbe l'andamento teatrale di quest'atto, tutto basato su una serie d'entrate discrete o di clamorose irruzioni nel boudoir di Manon; nel terzo atto si adattano perfettamente alla scena carceraria e, con un leggero movimento che diventa un vero colpo di teatro, formano anche la fiancata della nave su cui Manon s'imbarca per l'America; infine, coricati sul palcoscenico, diventano il pietroso e accidentato deserto della Luisiana. Il coro ha camicie bianche e pantaloni o gonne nere di taglio moderno, i solisti hanno costumi settecenteschi generalmente molto sobri, ma sovraccarichi di gale e merletti nel caso del parrucchiere, del maestro di ballo e dei musici, che il regista Massimo Belli vede come ridicoli rappresentanti di un Settecento affettato e galante messo alla berlina da Puccini. Tranne questo azzeccato tocco grottesco, la regia scorre molto naturale, efficace ma misurata, concedendosi appena due o tre piccole trovate superflue se non fastidiose. Manon era un'interessantissima giovane greca, Sofia Mitropoulos, vincitrice del concorso del Teatro Sperimentale nel 2001: la voce non è voluminosissima ma ha un timbro pieno e opulento, come i soprano drammatici d'un tempo, e anche la sua interpretazione è molto drammatica, mettendo un po' la sordina sia all'ingenuità della Manon adolescente sia alla sensualità e all'avidità della Manon donna, tanto da cantare "In quelle trine morbide" con un patetismo che sarebbe più consono a "Sola, perduta, abbandonata", che infatti le riesce poi benissimo, con una tragicità e una disperazione tutte interiori, senza gridi e singhiozzi. Per Des Grieux non si è trovato l'elemento adatto tra i partecipanti al concorso e si è fatto appello a un esterno, Gianluca Zampieri: emissione sempre controllata, fraseggio curato, nessun effetto plateale, recitazione semplice ma naturale, insomma un tenore non tanto comune. Venivano invece dal concorso spoletino Fabio Cucciardi (un buon Lescaut), Stefano Osbat (un caratterista già provetto nelle triplici vesti di Edmondo, maestro di ballo e lampionaio) e tutti gli altri. Nonostante un'Otlis (l'orchestra del Teatro Lirico Sperimentale) quest'anno proprio gracile, Christopher Franklin ha pienamente restituito all'orchestra pucciniana il suo ruolo protagonistico, mettendone in rilievo la mobilissima varietà di sottigliezze timbriche e ritmiche e scoprendo insospettate anticipazioni novecentesche anche in questa prima importante prova di Puccini.
Note: date e luoghi delle rappresentazioni : 4 ottobre (Spoleto); 6 ottobre (Spoleto); 8 ottobre (Perugia); 9 ottobre (Assisi); 11 ottobre (Terni); 12 ottobre (Todi); 13 ottobre (Orvieto); 15 ottobre (Città di Castello)
Interpreti: Mitropoulos/ Corsi/ Sforza, Zampieri/ Leonardi Marchesi, Cucciardi/ Taormina/ Garzo, Mameli/ Bianconi, Osbat, Giorgiutti, Pasini, Bianconi
Regia: Massimo Belli
Scene: Marina Luxardo
Costumi: Marina Luxardo
Orchestra: Otlis 2002
Direttore: Christopher Franklin
Coro: Coro Lirico Sperimentale dell'Umbria
Maestro Coro: Claudio Fabbrizi