Per inaugurare la sua stagione, l'Opera ha voluto distinguersi dall'ondata di celebrazioni verdiane di questi giorni e ha scelto "La rondine", che, per l'assenza di passioni forti e di eroine votate a una morte commovente, è sempre stata la meno popolare tra le opere della maturità di Puccini. Ma forse, come ha dimostrato la reazione del pubblico romano, il momento de "La rondine" è finalmente venuto, purché sia presentata nella giusta luce. E a Roma è stato così. Giusto era il tono leggermente grigio e apparentemente dimesso della messa in scena: giusta la leggerezza un po' trasognata della regia di Guido de Monticelli; giuste le scenografie di Andrea Bregni, che spostavano la vicenda da un pesante e tronfio Secondo Impero a quell'età di transizione tra Ottocento e Novecento rappresentata dal volubile e ricercato stile floreale; giusti infine i costumi raffinati ma quotidiani di Zaira de Vincentiis. Suscitava qualche perplessità solo la scena del terzo atto, con la ridente Costa Azzurra trasformata in un lembo di spiaggia degradata, su cui incombeva uno stabilimento industriale abbandonato: probabilmente stava a significare lo squallore borghese in cui Ruggero ha trascinato Magda, che dunque lo lascia non perché deve espiare melodrammaticamente il suo passato ma perché capisce che quel mondo non è il suo. Secondo Gianluigi Gelmetti quest'opera di acuta modernità, di iridescente inquietudine, di straordinaria raffinatezza orchestrale non va assolutamente resa "pucciniana" in senso tradizionale, e l'ha splendidamente dimostrato con la sua direzione mobilissima, sensibile, arabescata ma anche asciutta e incisiva, senza patetismi, soltanto con un pizzico di languore. Ha avuto la collaborazione della troppo spesso denigrata orchestra dell'Opera e del foltissimo cast, apprezzabile per il livello complessivo più che per forti individualità. La Magda precisa e sicura (ma non particolarmente fascinosa) di Dorina Takova e il delicato Ruggero di Massimo Giordano stavano una linea al di sopra degli altri, ma anche il Prunier di Fernando Portari, la Lisette di Laura Cherici, il Rambaldo di Alberto Rinaldi e la ventina (!) d'interpreti secondari erano assolutamente adeguati. A quasi tutti va però fatto un appunto: nel canto di conversazione non basta far capire qualche parola qua e là.
Note: nuovo all.
Interpreti: Takova/Barbieri, Cherici/Barbieri, Giordano/Grollo, Portari/Sano, Rinaldi/Gagliardo, Chiarolla/Serraiocco, Consolini/Sano, Fiocchi/Orecchia, Rossi/Nicotra, Bragaglia/Nicotra, Cassian/Nicotra, Utzeri/Chiarolla
Regia: Guido De Monticelli
Scene: Paolo Bregni
Costumi: Zaira De Vincentiis
Corpo di Ballo: Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma
Coreografo: Cristina Deda Colonna
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Gianluigi Gelmetti
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Maestro Coro: Mario Giorgi