A Liegi una “Sonnambula” con trampolino poetico
Grande successo per Jessica Prat e René Barbera
Un grande trampolino e voci notevoli per una nuova produzione de La sonnambula all’Opéra Royal de Wallonie-Liège firmata da due belgi, il regista Jaco Van Dormael e la coreografa Michèle Anne De Mey. In questo caso citiamo subito anche la coreografa perché i ballerini-acrobati dominano centralmente la scena, ce n’è uno per ogni personaggio dell’opera e ne esplicita visualmente i sentimenti. L’idea funziona e ci trasporta in un immaginario aereo molto poetico, quello sempre un po’ indefinito dei sogni, ma anche moderno, grazie alle proiezioni inusuali dal basso, da sotto la rete, e ai contributi video. Una presenza di danzatori che richiama alla mente il ballet-pantomime di Eugène Scribe a cui ha fatto riferimento Felice Romani nello scrivere il libretto per Bellini e che ben si adatta all’opera.
Il risultato è nuovo perché la grande rete elastica, che si alza oltretutto quasi in verticale ed i danzatori possono anche appendervisi, non serve solo per i salti o per camminarvi sopra in equilibrio, è innanzitutto la base su cui i danzatori si adagiano e scivolano in pose che, grazie ad un gioco di proiezioni, combaciano perfettamente come ombre sulle immagini di fondo, dal letto del Conte alla romantica grande luna del finale in cui rotolarsi infine felici, un lavoro minuzioso di posizionamento, molto ben eseguito, bello e anche divertente a vedersi. E proiettata sullo schermo finisce anche, inaspettatamente, l’ombra di una parte dell’orchestra, oltre che quella dei ballerini e pure dei cantanti, in un gioco incessante di piacevoli rimandi, di doppi, di risonanza visiva.
Allo svecchiamento del visuale della storia contribuiscono anche i costumi dalle fogge moderne proposti dallo spagnolo Fernand Ruiz, solo con la Sonnambula in classica tunica da notte come da tradizione. Ma innanzitutto ci sono le voci, tra le più adatte oggi per i diversi ruoli del La sonnambula: Jessica Pratt regala anche a Liegi un’assai intensa interpretazione di Amina, strappando prima quasi le lacrime e infine una standing ovation, con le due famosissime arie finali, quella del sonnambulismo “Ah, non credea mirarti” con pianissimo meravigliosi e purezza cristallina di suono, e quella della gioia finale, una volta tutto chiarito, “ah non giunge uman pensiero”, con sovracuto luminosissimo; voce perfetta per il ruolo anche quella del tenore René Barbera che interpreta Elvino con la consueta bravura tecnica anche se, per lui che come persona è sempre con il sorriso sulle labbra, non è facile essere l’innamorato distrutto dal dolore; molto bello anche il timbro del basso Marko Mimica, un autorevole ed elegante Conte Rodolfo; e si sono fatte apprezzare anche le doti in affinamento del soprano Marina Monzò come Lisa. Completano il cast il mezzosoprano belga Julie Bailly, solo ancora un po’ troppo giovane per interpretare la madre adottiva Teresa, e il basso francese Ugo Rabec come Alessio. La parte musicale è assicurata dal maestro Giampaolo Bisanti, molto attento alle voci, che riesce a far godere in pieno i lunghi e malinconici archi melodici belliniani assicurando al contempo l’altrettanta necessaria vivacità e ricchezza di colori dell’orchestra nei momenti lieti, ma sempre nel segno della leggerezza; anche il coro ha fatto bene malgrado sia un po’ sacrificato nelle posizioni, i cantanti ed il coro sono infatti limitati a muoversi ai lati e davanti al grande trampolino, con effetto discutibile, soprattutto quando i protagonisti vengono fatti sistemare seduti ai lati in modo statico poco piacevole a vedersi.
Le scene sono di Vincent Lemaire con il contributo decisivo delle luci di Nicolas Olivier e dei video di Giacinto Caponio. Una nuova produzione de La sonnambula che si è fatta attendere, originariamente era infatti prevista per febbraio 2020 e poi rinviata a causa della pandemia, che infine è riuscita molto bene, con una messa in scena inaspettata che regala ai presenti un moderno spettacolo di Belcanto.
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