L'eleganza di Tosca

La Tosca di James Robert Carson ad Holland Park, con una eccellente Christine Bunning nel ruolo principale, accende l'estate operistica londinese.

Recensione
classica
Holland Festival London
Giacomo Puccini
12 Giugno 2003
Negli ultimi due anni il festival di Holland Park, uno dei parchi minori di Londra, situato tra Notting Hill e Kensington, ha cambiato considerevolmente aspetto, e da palcoscenico ospite di piccole compagnie è divenuto, con la creazione della propria compagnia, Opera Holland Park, un degno concorrente degli altri appuntamenti operistici che popolano l'estate inglese, rinforzando il fascino di una serata di musica all'aperto in un bellissimo giardino con la consistenza dei risultati artistici. Tra gli elementi che hanno favorito questo sviluppo è sicuramente la collaborazione con la Royal Philharmonic Orchestra, orchestra residente, e con Classic FM, la stazione radiofonica di musica classica, oltre alla partecipazione di un folto gruppo di sponsors. Quest'anno il festival presenta quella che è stata definitiva la stagione più ambiziosa nella storia del teatro, ed i risultati non sembrano aver deluso nemmento le più alte aspettative: i biglietti per la nuova produzione di Tosca sono presto divenuti i più ambiti in città, e a ragione, perché si tratta senza dubbio di una delle migliori produzioni viste sui palcoscenici londinesi negli ultimi tempi. Il regista James Robert Carson trasferisce l'azione nella Roma del ventennio fascista, un'idea magari non originale (usata, tra gli altri, da Jonathan Miller), ma che sicuramente funziona, e che gli permette di creare uno spettacolo in cui il dramma è cesellato attraverso dettagli ricchi di eleganza. Le scene di Jamie Vartan, tre gigantografie in bianco e nero su uno sfondo di nero integrale, prima degli interni di Sant'Andrea della Valle, di Palazzo Farnese nel secondo atto, ed infine dell'Angelo di Castel Sant'Angelo, contribuiscono al senso di consistenza stilistica della produzione, un ammirevole equilibrio di semplicità e creatività. All'interno di questa cornice i caratteri si muovono con grande plasticità, in quella che specialmente nel secondo atto diventa una danza tragica, esaltata dalle drammatiche luci di Giuseppe di Iorio che nei momenti che seguono l'assassinio di Scarpia creano una tridimensionalità quasi cinematografica. La presenza scenica ed intensità drammatica degli interpreti principali contribuisce all'impatto dello spettacolo: Christine Bunning sottolinea gli aspetti meno estremi del carattere di Tosca, con un approccio inizialmente perbenista e puritano, che rendono ancora più intensa la sua disperazione nel secondo atto, presentando all'inizio del terzo un personaggio quasi sorpreso dalle proprie azioni e dalla propria forza, che vocalmente si sviluppa nell'arco del dramma in parallelo con lo sviluppo psicologico, creando dei momenti di straziante intensità prima della fucilazione. Roderick Earle è uno Scarpia drammaticamente imponente, perversamente elegante, con un atteggiamento di quasi ironico sadismo, vocalmente minaccioso. Dominic Natali è una Cavaradossi dalla voce pura, che riflette una inaspettata gentilezza all'interno di un carattere nobile, gettando nuova luce sulla natura della sua relazione con Tosca. Tra i ruoli minori, Timothy Dawkins ruba la scena nei panni di Angelotti, e Richard Burkhard è un sacrestano con grande tempo comico. La Royal Philharmonic Orchestra, diretta da Philip Ellis, non è istintivamente portata a relazionarsi con il palcoscenico drammatico, ma il calibro dei suoi solisti crea dei momenti di grande bellezza.

Interpreti: Tosca? Christine Bunning; Cavaradossi? Dominic Natoli; Scarpia? Roderick Earle; Angelotti? Timothy Dawkins; Sagresteno? Richard Burkhard; Spoleto, Peter Van Hulle; Un Carceriere, Richard Burkhard; Sciarrone, Henry Grant Kerswell

Regia: James Robert Carson

Scene: Jamie Vartan

Direttore: Philip Ellis

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