Nel ricco e ben calibrato programma del Festival Ligeti organizzato da Milano Musica, spiccava l'esecuzione, in coproduzione con il Teatro alla Scala, delle "Aventures" (1962) e delle "Nouvelles Aventures" (1966), opere fra le più celebri del compositore ungherese. Il concerto non ha tradito le attese.
Nel ricco e ben calibrato programma del Festival Ligeti organizzato da Milano Musica, spiccava l'esecuzione, in coproduzione con il Teatro alla Scala, delle "Aventures" (1962) e delle "Nouvelles Aventures" (1966), opere fra le più celebri del compositore ungherese. Il concerto non ha tradito le attese.
Tre voci (soprano, contralto e baritono) e sette strumenti: questo è lo scarno organico previsto da Ligeti per inscenare queste azioni drammatico-musicali. L'ensemble "Recherche", diretto da Peter Rundel, ha regalato a un gremitissimo Teatro Grassi un'ottima esecuzione, anche grazie ad un ineccepibile cast canoro, districandosi abilmente nella selva pre-verbale e quasi asemantica delle due partiture. Il libretto, scritto da Ligeti stesso, è infatti costituito esclusivamente da fonemi privi di senso e viene usato per mettere in scena una sorta di grado zero della comunicazione umana, in cui una vasta gamma di stati emotivi umani (rabbia, stupore, ironia, allegria etc.) viene imitata grazie ad un icastico utilizzo di rumori, bisbiglii, soffi, grida e suoni di ogni genere (il percussionista rompe tazze, strappa pagine di giornale, batte un tappeto...), mentre gli strumenti disegnano colori cangianti e fortemente dinamici. In questo modo l'elemento drammatico viene sviluppato non tanto da uno scontro tra caratteri in conflitto (i personaggi, se così si possono chiamare, appaiono più come relitti tenuemente abbozzati o, addirittura, appena evocati), bensì dall'espressione degli stati emotivi dell'uomo posti in contrasto gli uni con gli altri. I sensi sono cioè veicolati attraverso modi espressivi che fanno leva più sulla sfera intuitiva che su quella razionale. Inutile dire che le "avventure" ligetiane sono, da un certo punto di vista, anche molto divertenti.
Applausi per tutti e spettacolo pienamente riuscito, nonostante il luogo non fosse certo il più indicato. Una menzione speciale va al soprano Petra Hoffmann, voce adamantina e grande carisma drammatico, protagonista anche dell'esecuzione della "Aspern-Suite" di Salvatore Sciarrino con cui è stata aperta la serata.
Note: In coproduzione con il Teatro alla Scala e il Piccolo Teatro di Milano
Interpreti: Petra Hoffmann, soprano
Sabine Czinczel, contralto
Matthias Horn, baritono
Orchestra: Ensemble Recherche
Direttore: Peter Rundel
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