La defenestrazione di Don Giovanni
Per il regista austriaco Michael Haneke si trattava della prima volta all'opera. Il pubblico fischia. Eppure questo Don Giovanni, che va in scena un 27 gennaio il giorno del compleanno di Mozart, convince. Merito dell'eccellente cast. La delusione arriva invece dall'orchestra sotto la bacchetta di Sylvain Cambreling.
Recensione
classica
Un 27 gennaio 2006 non è una data come un'altra. Difficile dimenticarsi questo compleanno d'eccezione per cui la terra intera pare già in fibrillazione. Wolfgang Amadeus Mozart compie gli anni, 250 e portati benissimo. Oggi va in scena il Don Giovanni di Bastille, attesissimo anche perché in fondo si trattava della prima volta all'opera di Michael Haneke. E il parterre di lusso (Lionel Jospin, Jack Lang e l'ex-ministro della cultura Jean-Jacques Aillagon) ricordava, a colpi di smoking, quando fosse importante questa "prima".
Della regia di Haneke - reso famoso sul grande schermo da Funny Games (1994) e poi da Storie ('97), e di nuovo in sala con La pianista - si è vociferato molto. Che la scena si svolgesse in un palazzo del quartiere degli affari, la nota Defense alle porte ovest di Parigi, si sapeva già. Infatti, Haneke fa di Don Giovanni un giovane uomo d'affari, un rampante direttore generale di un'impresa di successo. Tutto accade in una scena fissa con le luci della finanza sullo sfondo. Abiti moderni, manco a dirlo: dalla tuta di chi fa le pulizie, alla giacca e cravatta del libertino. Il pubblico alla fine fischia. Eppure, la visione di Haneke ha una sua coerenza e niente appare come gratuito.
Certo, il cast gioca un ruolo non da poco. Se lo spettacolo funziona pienamente è suo il merito. Innanzi tutto, va reso omaggio all'incontro felice del padrone e del servo: Peter Mattei (Don Giovanni) e Luca Pisaroni (Leporello). Tra le donne, brilla Mireille Delunsch, un'Elvira che ha carattere da vendere. Tecnicamente ineccepibile è la Donna Anna di Christine Schäfer. Difficile non tremare sotto i moniti di Robert Lloyd, nei panni del Commendatore. La delusione arriva invece dall'orchestra sotto la bacchetta di Sylvain Cambreling.
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