Khatia Buniatishvili con un concerto di soli bis
Bologna: Al pianoforte, l’artista franco-georgiana conquista la platea
Una serata agile con la pianista Khatia Buniatishvili al Teatro Manzoni di Bologna all’interno della rassegna Bologna Festival. L’artista ha proposto un programma liquido, di pezzi brevi tra Chopin, Satie, Bach, Schubert, Listz, Couperin, perlopiù intimi e appassionati, ma puntellato qua e là da qualche brano più brillante. L’incipit con la Gymnopedíe n. 1 di Satie è dolcissimo, accorato, e fluisce con naturalezza nel Preludio op.28 n.4 e nello Scherzo n.3 in do diesis minore op.39 di Chopin. Con uno scarto cronologico verso il passato tocca l’iconica Aria sulla quarta corda di Bach, per poi tornare ai romantici Improvviso in sol bemolle maggiore op.90 n.3 di Schubert, varie trascrizioni di Liszt (la Sérénade che riprende Ständchen Schubert, poi il Preludio e fuga di Bach) e di nuovo Chopin con la Polonaise in la bemolle maggiore op.53 e la Mazurka in la minore op.17 n.4. Khatia Buniatishvili, splendidamente vestita di lustrini, percorre la tastiera nei brani più intimi con stacchi di tempo lentissimi e certi movimenti piccoli piccoli quasi facesse un ricamo, ma sempre in tensione, mentre è agguerrita nei più vertiginosi.
È un’artista fine, che riesce a coniugare la leggerezza del tocco con un’interpretazione mordace e concupiscente. La sua interpretazione è sentitissima, ai limiti dell’ipnosi, oltreché di una freschezza disarmante. Parca nell’accettare i pur meritati applausi, taglia corto e ricomincia a suonare, prolungando ancora un po’ quell’ora sospesa nel tempo che ha regalato al pubblico bolognese.
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