Il Mahler di Gatti
Alla Scala con la GMJO
Nata trentasette anni fa per volontà di Claudio Abbado, la Gustav Mahler Jugendorchester aveva come scopo di attrarre i giovani musicisti dell'Europa dell'est e superare così la Cortina di Ferro. Se la situazione geopolitica è del tutto cambiata, è rimasto vivo il progetto di fare dell'organico un vivaio europeo di talenti musicali e un punto di attrazione per i migliori direttori.
L'appuntamento di ieri alla Scala, al termine di una lunga tournée, non a caso ha visto sul podio Daniele Gatti con un programma che è nel dna della GMJO, l'Adagio della Decima e la Prima "Il Titano" di Mahler.
Le sorprese non sono mancate in questo percorso sinfonico del compositore, proposto dall'Omega all'Alfa.
La prima è stata il tributo di applausi agli stumentisti al loro apparire, un gioioso e rispettoso rituale che al Piermarini purtroppo non viene mai osservato con l'orchestra del teatro.
La seconda, il vedere tanti volti giovani e sorridenti sul palco, la terza ovviamente l'esecuzione. Gatti ha l'abitudine di provare a lungo con i ragazzi, ma non è stato solo questo a creare una straordinaria intesa fra loro.
Più dell'Adagio della Decima, per altro risultato intenso e imponente, a stupire è stata la Prima, per la carica di energia, la tensione continua, la leggerezza calligrafica nei concertini isolati (esemplare l'iniziale "Lento come un suono della natura"), le massicce e compatte esplosioni sonore. La sensazione di poter seguire in ogni istante la storia che Mahler ci stava raccontando è stata tangibile e sempre evocata da un gesto direttoriale ai minimi termini.
Al termine della serata lunghissimi applausi, accompagnati più volte dal battere dei piedi degli orchestrali, uniti nell'entusiasmo per il direttore.
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