I Salmi finiscono in gloria

La Compagnia di balletto della Scala di Milano acquisisce in repertorio un capolavoro firmato Stravinskij - Kylián, "Symphony of Psalms", e fa bene: ottima prova, pubblico incantato. Nella stessa serata altri due pezzi: "Theme and Variations" di Balanchine e il "Sacre" firmato Béjart.

Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
14 Giugno 2005
Se è vero che tutti i salmi finiscono in gloria, ebbene è accaduto anche all'Arcimboldi, ove un pubblico più avvertito del solito ha decretato un autentico trionfo alla nuova acquisizione della Compagnia di balletto della Scala: quella "Symphony of Psalms" di Igor Stravinskij che nel 1978 il praghese Jirí Kylián trasformò – per il Nederlands Dans Theater – in un capolavoro coreografico del Novecento. Da un lato uno Stravinskij pervaso da contraddittorie tensioni religiose che nel 1929, in occasione del cinquantenario dell'Orchestra Sinfonica di Boston, produce 25 intensissimi minuti di coro e orchestra, salmi in latino declinati nel suo stile asciutto e pregnante e forse dedicati intimamente all'amico Diaghilev, l'uomo dei Ballets Russes, morto da poco. Dall'altro il coreografo più danzante, sensibile, profondo e geneticamente lontano dalla retorica che si conosca. Risultato? Con lo sfondo meraviglioso dello scenografo Katz – poche sedie da chiesa luterana, tappeti orientali color porpora appesi – i danzatori nuotano letteralmente nella musica, tra insieme folgoranti per dinamismo, morbidi intrecci, pause meditative sapientemente distillate. Preghiere recitate col corpo, una bellezza intima che pare quella della spiritualità ove davvero la si raggiunga. Questo Kylián pare entrato davvero nelle corde dei danzatori scaligeri, che hanno lavorato molto bene acquisendo anche la flessibilità e intensità necessarie per rendere al massimo lo stile del Nostro. In apertura di serata, "Theme and Variations" di Caicovskij – Balanchine, monumento alla danza accademica se c'è n'è uno. Roba creata per impeccabili étoiles e per le perfette creature del New York City Ballet, roba che o così o pomì: Marta Romagna, Alessandro Grillo e corpo di ballo fanno il possibile, utopico pretendere di più. In chiusura il "Sacre du Printemps": ancora Stravinskij per la storica coreografia di Béjart con Massimo Murru in evidenza. Magari obsoleto filosoficamente ed esteticamente questo lavoro del '59, ma sempre teatralissimo.

Corpo di Ballo: Corpo di Ballo del Teatro alla Scala

Orchestra: Orchestra Teatro alla Scala

Direttore: Vello Pähn

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