I due mondi di Fedra

Dopo quasi quattro anni di silenzio, Hans Werner Henze torna al teatro con un'opera-concerto ispirata al mito di Fedra. Con un'esemplare economia di mezzi, Henze compone un lavoro di ammirevole equilibrio e di classiche simmetrie, che conquista il pubblico berlinese. Un successo che deve molto al riuscito spettacolo di Mussbach e Eliasson e agli esemplari interpreti.

Recensione
classica
Staatsoper Unter den Linden Berlino
Hans Werner Henze
06 Settembre 2007
Hans Werner Henze torna all'eternità del mito classico per la sua quattordicesima opera, culmine di una parabola compositiva cominciata quasi sessant'anni fa. Lavoro di ammirevole equilibrio e di classiche simmetrie realizzate con esemplare economia di mezzi espressivi. Tutto in questo suo nuovo lavoro ha un senso e contribuisce all'implacabile meccanismo teatrale. Tutto è costruito sulla coniugazione di opposti, su di un'aurea dualità che ha la bellezza delle costruzioni classiche di cui questo lavoro vive: fusione di concerto e opera, due atti di uguale durata, due coppie di personaggi umani e divini (più il minotauro, simbolo della fusione delle due nature), alchimie sonore di legni ed ottoni e per raccontare la regalità di Fedra ispirata da Afrodite ed i boschi in cui si muove Ippolito devoto ad Artemide. In ammirevole sintonia con l'universo espressivo di Henze il libretto del poeta Christian Lehnert che passa dal "Mattino", sintesi delle riflessioni millenarie sul tragico amore di Fedra per il figliastro Ippolito, alla "Sera" che vira il mito in chiave grottesca e racconta la sua fine con il trionfo del Minotauro sulla caducità delle umane passioni. Il regista Peter Mussbach opera un'abile sintesi fra opera e concerto e traduce in immagini di grande forza espressiva le dualità di cui è fatto il testo, coadiuvato da un'impianto scenico di luci e di macchine illusionistiche di Olafur Eliasson. La controllatissima e rigorosa direzione di Michael Boder guida con autorevolezza il complesso dei 23 solisti, perfetti, dell'Ensemble Modern. Esemplari i cinque protagonisti vocali, ad un tempo narratori ed interpreti della tragedia. Un lungo applauso ha salutato l'ingresso in sala di Henze, festeggiatissimo anche alla fine con tutti gli altri interpreti di questa Phaedra.

Interpreti: Maria Riccarda Wesseling (06, 08 e 10-09) / Natascha Petrinsky (09-09) (Phaedra), Marlis Petersen (Aphrodite), John Mark Ainsley (Hippolyt), Axel Köhler (Artemis), Lauri Vasar (Minotauros)

Regia: Peter Mussbach

Scene: Olafur Eliasson

Costumi: Bernd Skodzig

Orchestra: Ensemble Modern

Direttore: Michael Boder

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.