I deboli Masnadieri di Palermo

Dagli anni di galera di Verdi ritorna una delle sue opere più deboli, "I masnadieri", nella nuova edizione critica, in un nuovo allestimento firmato Pier'Alli con l'eccellente Andrea Papi nel ruolo di Massimiliano.

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Giuseppe Verdi
05 Ottobre 2001
Non è opera che funziona, I Masnadieri. Colpa certamente di un libretto, di Andrea Maffei, di scarsa drammaturgia; ma neppure la musica, sia pur di Giuseppe Verdi, riesce a trovare un respiro efficace. Al Teatro Massimo di Palermo è andata in scena, in prima mondiale, la nuova edizione critica a cura di Roberta Montemorra Marvin, della University of Chicago Press e di Casa Ricordi; ma il risultato finale non è cambiato affatto. Lo sforzo è stato lodevole, sin dall'idea di affidare costumi, scene e regia a Pier'Alli; il quale, esaltando un senso di vertigine che coinvolge i protagonisti del melodramma e li precipita sino alla tragedia finale, ha ideato sette pedane mobili ad inclinazione variabile che, con attrezzeria minimalista, ricrea, grazie anche a proiezioni di immagini elaborate al computer, un clima onirico e notturno. C'è tutto il Pier'Alli ben noto, che procede per frammenti di cornici, schegge di specchi, tagli sghembi e fondali mobili, ma che a tratti sembra perdere la sua coerenza narrativa (si passa dalla poltrona rossa, dall'ampio tendaggio, dalle panche e dai boccali del primo atto via via a scene sempre più visionarie, come l'incendio tra gli affreschi che richiamano la pittura di Fuessli). In questo impianto stridono i costumi, volutamente oscillanti dal tardo Settecento a certi impermeabili anni Quaranta, ed una regia che se insiste (soprattutto negli interventi del coro) su una gestualità astratta, spesso fa i conti con una staticità di tradizione. Sul podio, Reynald Giovaninetti avrebbe dovuto far tesoro di quanto, nel '72, suggerì Gavazzeni in un suo memorabile saggio su I Masnadieri, quando sottolineava la necessità di trovar la rabbia che scaturisce dai conflitti d'animo e dagli eventi che generano ingiustizia, potere, efferatezza, sacrificio, amore anche nei materiali sonori verdiani. Il direttore invece ha condotto questi Masnadieri con polso debole, slabbrando e allentando la tensione, e spesso badando più al suono che al suo valore teatrale. Cast maschile di buona resa, con particolare menzione per il Massimiliano di Andrea Papi; l'Amalia di Dimitra Theodossiou funziona solo nei cantabili (in cui sfoggia eterei pianissimi), ma mostra le sue crepe nelle agilità (la cabaletta Carlo vive è stata resa perigliosamente, con una brutta variazione nella ripresa, e senza nessuno dei trilli). Pubblico pigro, successo tiepido.

Note: nuovo all. Prima esecuzione dell'Edizione Critica edita da Chicago University Press e Casa Ricordi Milano

Interpreti: Papi/Rigosa, Ventre/Ivanov, Servile/Inverardi, Theodossiou/Raspagliosi, Candia, Buffoli/Crispi, Di Cristoforo, Scalavino

Regia: Pier'Alli

Scene: Pier'Alli

Costumi: Pier'Alli

Orchestra: Orchestra del Teatro Massimo

Direttore: Reynald Giovaninetti

Coro: Coro del Teatro Massimo

Maestro Coro: Franco Monego

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