Alla base del recupero degli "Uccelli" ("Die Vögel"), che ha inaugurato la stagione 2007 del Teatro Lirico di Cagliari, c'è un malinteso. L'opera di Braunfles, messa in scena con successo per la prima volta a Monaco di Baviera nel 1920, fu bandita come "degenerata", ma di degenerato, almeno per come questo termine fu inteso nella Germania nazista, non ha nulla, volta com'è al recupero della grande tradizione romantica tedesca. Più che Wagner e Strauss, il punto di riferimento di Braunfels è Hans Pfitzner, massimo rappresentante della musica "ariana".
Alle prese con una partitura discontinua, che alterna momenti di grande suggestione, come il duetto d'amore del II atto, ad altri meno felici, Roberto Abbado ha trovato il filo rosso capace di unificare il tutto, anche grazie a un'ottima compagnia di canto e alle buone prestazioni dell'orchestra e del coro. Ma il suo merito è anche stato quello di dare risalto alle parti più belle della musica - quelle dell'Usignola (per dirla con Cobelli) e quelle corali – e di sottolineare la modernità della strumentazione, sia nelle diverse raffigurazioni musicali degli uccelli, sia nella tempesta che spazza via la loro grottesca città. Buona la compagnia di canto, su tutti Lance Ryan (Sperabene) e Katarzyna Dondalska (Usignolo). La parte visiva, ricca di riferimenti all'avanspettacolo (Petrolini, Fratelli De Rege) e al cinema (Riefenstahl, Hitchcock, Kubrick) – talvolta è proprio al cinema che fa pensare la musica di Braunfels – è anch'essa discontinua. Efficace la regia, soprattutto nel dare un senso convincente alle scene di massa, ma anche nel sottolineare gli alti e bassi della partitura, la scenografia è assai suggestiva nella stilizzata descrizione della foresta, meno efficace nella rappresentazione della città degli uccelli.
Note: Variazioni tra gli interpreti:
Sperabene: Lance Ryan
Prometeo: Boris Trajanov
Usignolo: Katarzyna Dondalska