A Gand tutti in scena per Intolleranza 1960

Stefan Klingele dirige Nono

Intolleranza (Foto Annemie Augustijns)
Intolleranza (Foto Annemie Augustijns)
Recensione
classica
Opera Ballet Vlaanderen di Gand
Intolleranza
06 Maggio 2025 - 18 Maggio 2025

Tutti insieme, artisti e pubblico, mescolati sul palco per vivere con la più grande intensità possibile l’azione scenica Intolleranza 1960 di Luigi Nono, creata con la direzione di Bruno Maderna e l’allestimento di Josef Svoboda per La Fenice di Venezia e per essere una denuncia contro le ingiustizie, lo sfruttamento, la violenza, che parla d’emigrazione, di disastri naturali e morti sul lavoro, temi quindi quanto mai attuali, con uno stile in cui il canto trasfigura grida di protesta e di disperazione, ma dove sorprendono anche alcuni momenti di eterea bellezza. Un evento raro e speciale, riservato stavolta a soli trecento spettatori per sette rappresentazioni, che l’opera fiamminga Opera-Ballet Vlaanderen ha deciso di riproporre con grande successo di pubblico. Una coproduzione con il Teatro di Basilea dove è già andato in scena nel 2023, basato su una produzione della Staatsoper di Hannover del 2011, che ha già vinto in Germania un Faust come migliore produzione di teatrale musicale, e che adesso Benedikt von Peter ha adattato su misura per l'Opera di Gand. In sala le poltrone sono ricoperte di teli bianchi, il pubblico vi si allinea in piedi al buio, ed alla fine dello spettacolo riprenderà la stessa posizione per applaudire gli interpreti, ma subito è invitato a salire sul palco da maschere dotate di torce a mano, e altre torce sono in dotazione agli artisti per illuminare  i protagonisti dei singoli avvenimenti con il pubblico la vive accanto all’artista. Il sipario si chiude ed il pubblico si ritrova stavolta tutto dall’altra parte, sul palco solo alcune sedie, dei cuscini e delle scale su cui salgano i cantanti per farsi vedere meglio, gli spettatori non sono più veramente solo tali ma dei partecipanti pure all’azione scenica, tutti intorno seduti o anche sdraiati per terra, invitati a cambiare posizione dagli artisti stessi che gli cantano addosso. L’orchestra non è nella fossa ma il suono arriva da sotto il palco e si vedranno infine anche i musicisti attraverso delle griglie calpestabili che saranno aperte in basso. Gli spettatori, come i cantanti, possono seguire il direttore d’orchestra, il maestro Stefan Klingele, da diversi schermi posizionati su tutti i lati del palco. Il Coro, preparato dal mestro Jan Schweiger, e l'Orchestra Sinfonica dell'Opera Ballet Vlaanderen sono distribuiti sul palco, sotto, sopra, di lato e l’esperienza è davvero profondamente toccante, indimenticabile. Nella seconda parte, quando si è invitati a stare tutti sdraiati, si contempla anche il tetto del palcoscenico con i suoi macchinari illuminati da un gioco di luci, un momento di quiete ed in cui diventa predominante la sola raffinata musica strumentale di Nono. Protagonista è un Migrante, interpretato benissimo dal tenore americano Peter Tantsits, voce potente, duttile e dalla tessitura ampia, che vaga e vive diverse esperienze ed episodi di protesta: contro le inadeguate misure di sicurezza che avevano portato al disastro della miniera di carbone di Marcinelle in Belgio, i  metodi brutali dell'occupante francese durante la guerra d'Algeria, contro la debole reazione politica alle inondazioni del Delta del Po negli anni '50. Gli eventi si intrecciano vorticosi, le lingue parlate si moltiplicano, a Gand non solo l’italiano e tedesco previsti dal libretto , si riconoscono anche lo spagnolo e il fiammingo, e se non si comprende tutto letteralmente, gli stati d’animo che si vogliono trasmettere, dalla rabbia alla fratellanza,  sono chiarissimi, e comunque diverse scritte in più lingue sono proiettate sulle pareti nere laterali del palco. Il libretto fu scritto da Nono stesso, a partire da un'idea di Angelo Maria Ripellino, usando documenti storici e testi poetici di Julius Fučík, Henri Alleg, Jean-Paul Sartre, Paul Éluard, Vladimir Majakovskij e Bertolt Brecht. Le voci, tutte ottime, accanto gli spettatori, fanno vibrare i corpi del pubblico, investiti dalla rabbia che Nono ha voluto trasmettere ai posteri con la sua partituraIl soprano di coloratura belga Lisa Mostin è la Compagna de migrante, un ruolo che ha già interpretato in altre riprese del lavoro di Nono e che incarna con precisione; il baritono Tobias Lusser è un Algerino e il basso-baritono Werner van Mechelen è un Torturato che non è possibile dimenticare, faccia imbrattata di sangue e proiettata su un camice bianco al contrario; il mezzosoprano Jasmin Jorias è una Donna e il soprano Chia-Fen Vu è una commovente Voce. L’acqua infine cade veramente sul palco e apporta distruzione, ma anche un’inattesa sensazione fisica reale di freschezza e purificazione, pur nella tragedia. Le semplici ma efficaci scene sono di Katrin Wittig; i costumi di Geraldine Arnold e le coreografie di Carla vom Hoff; i video delle scritte, ma anche di tanti volti in bianco e nero, di Bert Zander e le luci assai ben pensate e suggestive di Susanne Reinhardt.  Se qualche momento è inevitabilmente caotico, nel complesso l’azione scenica immersiva è chiara e raggiunge l’obiettivo di fare vivere diversamente il palcoscenico e sopratutto rivela tutta l’attualità di una partitura musicale che vuole innanzitutto scuotere le coscienze ma si rivela anche raffinata, bella e potente all’ascolto anche grazie alla direzione molto sentita, curata e rigorosa di Stefan Klingele. 

 

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