Felice ritorno per Butterfly

Cristina Gallardo-Domas trionfa nella nuova produzione di Butterfly che sancisce la leadership di Antonio Pappano alla Royal Opera House

Recensione
classica
Royal Opera House (ROH) Londra
Giacomo Puccini
18 Marzo 2003
Erano dieci anni che la Royal Opera House non metteva in scena Madama Butterfly, e a vedere il successo di botteghino, era una mancanza molto sentita, perché la produzione registrava il tutto esaurito ancora prima della prima. La presenza sul podio di Antonio Pappano, il nuovo direttore musicale e pucciniano doc, sicuramente deve avere avuto parte in questo successo, e non può non essere letta anche come un voto di fiducia per questa sua prima stagione a Londra, che si sta rivelando più che soddisfacente. Questa nuova produzione è affidata a Moshe Leiser e Patrice Caurier, che presentano una Butterfly apparentemente tradizionale ed intrinsecamente japonaise, puntando sulla stilizzazione piuttosto che sul dettaglio storico per dare profondità al contesto in cui si svolge il dramma. La scena di Christian Fenouillat è costituita da una piattaforma piuttosto spoglia, circondata da muri di carta, che si muovono per rivelare un fondale che cambia a secondo delle esigenze: una stampa del porto di Nagasaki all'inizio, un giardino disegnato in rosa pastello(distrutto dall'entrata dello zio Bonzo) per l'arrivo di Butterfly, un cielo stellato. La stilizzazione è estesa anche ai personaggi, in particolare a Butterfly, che si muove come un'attrice del teatro Noh, ogni gesto pieno di significato, ed è forse portata all'estremo dalla scena finale, dove dopo il suicidio rituale Butterfly agonizza al centro della scena 'sbattendo le ali', un richiamo all'immagine presentata dal duetto del primo atto, e preannunciata da alcune farfalle di origami nella scena di apertura. Ma questo uso della stilizzazione non va a scapito della ri-lettura umana, e Butterfly è presentata non tanto come una vittima ingenua, ma come la geisha esperta che è, determinata e padrona delle proprie scelte fino in fondo: il suo augurio finale a Kate Pinkerton, 'la donna più felice del mondo', suona come una maledizione. Nel ruolo principale Cristina Gallardo-Domas fornisce una potente caratterizzazione, affrontando la difficile tessitura con impeto drammatico: una voce non 'bella' secondo i canoni tradizionali, ma usata con grande padronanza ed intelligenza. Marco Berti è eccellente nel ruolo di Pinkerton, sia vocalmente che drammaticamente, nonostante il suo tono stentoreo sia a volte usato a scapito della sottigliezza. Lucio Gallo nel ruolo di Sharpless, Peter Hoare in quello di Goro e la Suzuki di Enkelejda Shkosa contribuiscono al successo della produzione. Antonio Pappano si rivela una presenza ispiratrice per l'orchestra della Royal Opera House: la sua lettura illumina la partitura, disegnando l'accompagnamento musicale con tratti sicuri e chiari, e mostra grande attenzione al dettaglio ed alle esigenze dei cantanti. Quanto gli hanno dato un voto di fiducia e sono stati abbastanza fortunati da impossessarsi di un biglietto non saranno delusi.

Note: nuovo all.

Interpreti: Cio-Cio San: Cristina Gallardo-Domas; Pinkerton: Marco Berti; Sharpless: Lucio Gallo; Suzuki: Enkelejda Shkosa; The Bonze: Jonathan Veira

Regia: Patrice Caurier e Moshe Leiser

Scene: Christian Fenouillat

Costumi: Agostino Cavalca

Orchestra: Orchestra della Royal Opera House

Direttore: Antonio Pappano

Coro: Coro della Royal Opera House

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