Faust e la dannazione inevitabile

Al Massimo di Palermo l'opera di Berlioz riletta da Terry Gilliam

Recensione
classica
Teatro Massimo Palermo
Hector Berlioz
22 Gennaio 2012
Mettere in scena un’opera-non opera come La Damnation de Faust di Berlioz richiede coraggio, intelligenza, maestria e una dose di visionarietà pari almeno a quella del suo autore. Nulla di meglio per Terry Gilliam, geniale autore cinematografico che ha fatto di film come “Brazil”, “Le avventure del Barone di Munchausen” e “La leggenda del re pescatore” autentiche pietre miliari dell’estro creativo “totale”. Prima ancora che a Palermo, dove il Massimo lo ha chiamato per inaugurare la stagione 2012, Gilliam aveva già sperimentato la sua personalissima Damnation all’English National Opera nel 2011, incassando un successo planetario. Successo più che meritato, perché più che una regia, quella di Gilliam è un’operazione di radicale “trapianto”, che alla complessa partitura di Berlioz ridà vita nuova e diversa, risolvendone gli inciampi drammaturgici, le ridondanze e gli sfilacciamenti inevitabili se si guarda la Damnation secondo i canoni dell’opera tradizionale. La vicenda faustiana, riletta da Berlioz più come sogno romantico che come dramma dell’anima moderna, si dipana tra gli incubi mitteleuropei dell’Otto-Novecento (il dissolvimento dell’Impero austro-ungarico, il Nazismo, la Shoah) e non lascia spazio alla speranza: è l’ineluttabile discesa finale agli inferi del protagonista, il trionfo del maligno rispetto alla pretenziosità dell’essere, il fulcro intorno al quale ruota la macchina delle meraviglie fatta di masse, di effetti speciali e cinematografici che Gilliam-Méphistophélès mette in moto dal primo istante. E che, sebbene qualche perdonabile lentezza dovuta alla sua complessità, non ha un solo momento di stanchezza. Splendido il lavoro musicale di Roberto Abbado, che ha sottolineato con cura i tanti preziosismi della partitura (uno per tutti: la sensuale cavatina di Marguerite, in duetto con la viola), e le numerose parti corali. Cast lodevole, con menzione speciale per Gianluca Terranova, sulla cui voce gravano quasi interamente i primi due atti dell’opera.

Note: In scena il 22, 24, 25, 26, 28 e 29 gennaio

Interpreti: Faust: Gianluca Terranova/Arnold Bezuyen (25 e 28). Méphistophélès: Lucio Gallo/Carlo Cigni (25 e 28). Marguerite: Anke Vondung/Natalia Gavrilan (25 e 28). Brander: Enrico Iori

Regia: Terry Gilliam

Scene: Hildegard Bechtler

Costumi: Katrina Lindsay

Corpo di Ballo: Teatro Massimo di Palermo

Coreografo: Leah Hausman

Orchestra: Teatro Massimo di Palermo

Direttore: Roberto Abbado

Coro: Teatro Massimo di Palermo

Maestro Coro: Andrea Faidutti e Salvatore Punturo (voci bianche)

Luci: Peter Mumford

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Al Teatro Sociale di Rovigo va in scena La voix humaine e a Padova l’OPV propone L’histoire de Babar

classica

A Santa Cecilia, all’Opera e al Teatro Olimpico tre diverse edizioni del balletto di Čajkovskij

classica

A Piacenza la stagione d’opera si apre con successo con una Madama Butterfly dall’efficace segno musicale