Nella splendida regia e scenografia di Roland Aeschlimann prevale essenzialmente la dimensione tradizionale del "Bühnenweihfestspiel" come rituale di iniziazione, secondo una concezione sacrale che però valica i confini del Cristianesimo per citare in maniera più o meno diretta il mondo dell'esoterismo orientale. Il suo pregio sta però proprio nel non sovraccaricare di simboli la trama, aggiornando in maniera intelligente i principii stilistici delle messinscene che Wieland Wagner realizzò a Bayreuth negli anni '50 e '60: lo spazio resta quindi astratto e si concretizza in forme geometriche essenziali che si stagliano su uno sfondo buio. È alla luce e al colore di queste forme che il regista conferisce un significato simbolico (per es. il blu per il Graal, i colori dell'iride per il giardino incantato, il rosso per la lancia che colpisce il segno della croce), comprimendo l'azione dei protagonisti in forma di stupefacenti 'tableaux' (memorabile il finale, dove è chiaramente citato il motivo della Pietà).
Questa felice concezione scenica è stata coronata da un'esecuzione di tutto rispetto: dopo un primo tempo un po' legnoso (con gli ottoni non in gran forma e un coro un po' in difficoltà) Armin Jordan ha tirato fuori dall'Orchestra della Svizzera Romanda una duttile matassa sonora, in perfetto equilibrio con lo "Sprechgesang" di un eccellente cast: vocalmente all'altezza Robert Gambill come Parsifal, bravo soprattutto nel sottolineare la trasformazione da ingenuo "puro folle" a cavaliere; molto azzeccata la Kundry di Petra Lang, un mezzosoprano forse più 'leggero' delle Kundry più tradizionali, ma che tecnicamente non fa certo rimpiangere Waltraud Meier; Bo Skovhus ha dato una memorabile prova come Amfortas, anche se alla sua voce manca una certa solidità nel registro grave che richiede spesso questo ruolo; vocalmente un po' stanco, ma pur sempre di mestiere il Klingsor di Günter von Kannen. Una menzione speciale per il Gurnemanz di Alfred Reiter, un giovane basso profondo le cui qualità vocali faranno ben presto parlare di sé.
Senza dubbio l'evento operistico della stagione lirica ginevrina e una delle più interessanti messinscene svizzere dell'anno.
Interpreti: Amfortas, Bo Skovhus; Titurel, Duccio Dalmonte; Gurnemanz, Alfred Reiter; Parsifal, Robert Gambill; Klingsor, Günter von Kannen; Kundry, Petra Lang; Le fanciulle fiore, Marie Devellereau/Hjördis Thébault/Irène Friedli/Katharina Wingen/Christine Buffle/Sibyl Zanganelli
Regia: Roland Aeschlimann
Scene: Roland Aeschlimann
Costumi: Suzanne Raschig
Coreografo: Lucinda Childs
Orchestra: Orchestre de la Suisse Romande
Direttore: Armin Jordan
Coro: Chours du Grand Théâtre; Chour Orpheus de Sofia