Due violinisti per il San Carlo
Napoli: Vengerov e Repin inaugurano la stagione sinfonica
Recensione
classica
Si parte all'insegna del violino per la nuova stagione sinfonica del teatro di San Carlo di Napoli. Il 2016 del teatro napoletano mostra chiara la volontà di rimettersi in gioco, nell'agone dei teatri italiani, con un inizio sinfonico autorevole, dove il segno dell'invenzione solistica concertante con l'orchestra crea appeal e trascina il pubblico.
Protagonisti i due violinisti Maxim Vengerov, recentemente esibitosi al San Carlo, e Vadim Repin, già qui nel 2013, nel Concerto in re minore per 2 violini e orchestra BWV 1043 di Johann Sebastian Bach, Concerto n.1 in sol minore per violino e orchestra op. 26 di Max Bruch, eseguito al San Carlo proprio lo scorso anno da David Garrett, e per concludere la Sinfonia n. 3 in la minore op. 56 “Scozzese” di Felix Mendelssohn. Il tutto affidato alla bacchetta proprio di Vengerov, saggiato in una tenuta spesso precaria, con talune stranezze nei tempi, non del tutto in sintonia con l'orchestra del teatro. Questo concerto è stato dedicato alla memoria di Neville Marriner (1924-2016), direttore d'orchestra recentemente scomparso, che avrebbe dovuto inaugurare questa stagione, e che ha suscitato per decenni fieri assensi, di cultura e talento musicale di grado molto superiore alla media, rispetto a ciò che è riconoscibile nel mondo della musica occidentale.
Pur meraviglioso per empito drammatico, ma solo nella sinfonia di Mendelssohn, ed immedesimazione emotiva, salvo qualche passaggio nel concerto per violino di Bruch, Maxim Vengerov non è un direttore d'orchestra. Cioè non ha scolpito in entrambe le braccia il fraseggio. E quando dirige accompagna le frasi molto di meno di quando primeggia con il violino. L'osservazione potrebbe sembrare faziosa, tipica del critico perennemente insoddisfatto. Perché in fondo che male c'è nel fare entrambi i lavori, soprattutto quando si ha a disposizione tanto talento, professionalità e dedizione come Vengerov? È vero. Ma nella direzione di Vengerov, in particolar modo nel concerto di Bruch, quello che manca è la naturalezza del gesto che lui invece ha sul violino e che sempre colpisce e rende tutto fluido e mai costruito. Laddove protagonisti si innalzano gli archi, attraverso sfumature e impasti inediti sono fatti suonare con grande maestria, mirati - e Vengerov dà il meglio nella sinfonia finale. Mancano invece cambi di timbro, pastosità con i fiati, ombre e malinconie, cambi repentini che sono invenzione del concertato. Non giovava neanche Vadim Repin, che, alla seconda - il turno pomeridiano della domenica - è stato poco possente e voluminoso, risultava spesso calante, con difficoltà ripetute nei medesimi punti - in particolare nel primo movimento tutto sugli acuti. Non giovavano poi talune stranezze nella direzione di Vengerov, in ritmi balzanti e divertenti a volte astrusi - li puoi eseguire anche a tempo, ma, per motivi intrinseci al ritmo ed agli incastri con l'orchestra, risulteranno all'ascolto sempre fuori. Tanti applausi per entrambi. Ormai è routine. Negli ultimi tempi, il pubblico è prima sonnacchioso, poi turbolento. Si applaude sempre nello stesso modo e a tutti.
Interpreti: Violino Vadim Repin e Maxim Vengerov
Orchestra: teatro di San Carlo
Direttore: Maxim Vengerov
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