Dalla Russia con calore
La Russian National Orchestra surriscalda un pubblico prostrato dalla temperatura.

Recensione
classica
Il Bologna Festival 2009 conclude la stagione primaverile con uno degli appuntamenti più entusiasmanti. Protagonista assoluto non è questa volta un direttore o un solista, ma un'intera orchestra. Neppure vent'anni di vita, l'atipica Russian National Orchestra è un complesso autogestito di alta maturità artistica, in cui accanto a strumentisti coi capelli bianchi siedono fin adolescenti. Grande sensazione ha suscitato il livello esecutivo generale, a dispetto dell'insostenibile calura in sala. E per nulla scontato il programma russo proposto. La terza Suite orchestrale di Ciajkovskij non è un capolavoro, ma sembra fatta apposta per mettere in risalto il brillante virtuosismo delle singole sezioni. Di tutt'altro spessore "L'isola dei morti" di Rachmaninov, un poema sinfonico inquietante quanto il titolo, che ha invece fatto sfogare l'anima scura e pastosa dell'orchestra, con sonorità cupe di rapinosa bellezza. Col "Poema dell'estasi" di Skrjabin si è raggiunta l'apoteosi: impressionante la perfezione degli ottoni, con una prima tromba da brivido; e l'accordo conclusivo toccava nella scala dei decibel un livello sonoro mai udito a mia memoria da una orchestra! La celeberrima Aria bachiana (quella di "Quark") serviva da bis a magnificare una volta di più il suono caldo e suadente della cinquantina di archi. Sul podio, il fondatore di tanta bellezza: il pianista Mikhail Pletnev, per l'occasione privo della sua fantasiosa tastiera. Benché tanto splendore non possa che essere frutto anche della sua opera, l'impressione è tuttavia che l'orchestra sia andata già oltre: il gesto segue gli strumentisti piuttosto che guidarli, fin quasi a perdersi talvolta, e il fraseggio si fa scolastico là dove, come in Bach, non ci siano colori e clangori a rapire l'attenzione dell'ascolto.
Orchestra: Russian National Orchestra
Direttore: Mikhail Pletnev
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