A Cremona Orfeo va in metrò
In viaggio con Orfeo al Monteverdi Festival
Riccio ribelle, jeans e t-shirt. Millennial sempre connesso, tutto smartphone, social e selfie. È Orfeo nel metrò, musica di Claudio Monteverdi, lettura in chiave contemporanea del mito di Tracia, nuovo allestimento firmato dal regista italiano-belga Luigi De Angelis e Compagnia Fanny & Alexander (costumi di Chiara Lagani) e dal giovane direttore argentino Hernán Schwartzman. Giovedì 2 maggio (palcoscenico del Teatro Ponchielli di Cremona, repliche 3 e 4 maggio), ha inaugurato la Trentaseiesima edizione del Monteverdi Festival.
Una produzione Young Barocco, in collaborazione con la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano, e un cast di giovani artisti: studenti ed ex studenti di Canto rinascimentale e Barocco dei Conservatori italiani, selezionati tra gli ottanta che han preso parte alle selezioni per il progetto. Orfeo nel metrò è una human history vissuta sul vagone di un treno/metro, nel tempo di un ideale viaggio sulla linea Cremona-Mantova-Campi di Tracia. Tutti si sta nello spazio angusto del vagone (la recita è per centoventi/centocinquanta spettatori alla volta), ricostruito a dimensioni reali (graffiti e tags degli studenti dell’Istituto Superiore Antonio Stradivari di Cremona).
Sui finestrini, come il paesaggio di un treno in corsa, lunghi piano-sequenza (video di Andrea Argentieri) raccontano il fuori, le verdi e placide campagne della Bassa. Luci underground e un soundscape metropolitano creano suggestioni, evocano l’emozione del viaggio e la tragedia di Euridice è una breaking news che passa sui display del vagone. A Orfeo piace il rock e come una vera rock-star ha Ray-Ban alla Freddy Mercury. Per i suoi fans canta al microfono Ti ricordi o boschi ombrosi…e la sua cetra è un basso elettrico con cui si accompagna quando, giunto in metro (e come se non con il tube underground?!) nei mesti e tenebrosi regni dell’Ade, canta Possente spirto…per riavere la sua bella Euridice.Benintesto, la partitura di Monteverdi c’è e il sound antico non è andato perso. I giovani musici diretti da Schwartzman suonano strumenti rinascimentali e barocchi. Nel cast ognuno gioca il suo ruolo e tutti sono viaggiatori. Orfeo (Antonio Sapio) è tenore dalla limpida voce. Delicata è Euridice (Veronica Villa), Lorenzo Tosi (Caronte e un Plutone militaresco) è voce profonda e severa. Sempre a suo agio Arianna Stornello nei diversi ruoli di Musica, Messaggera e Proserpina. È spigliata, ha presenza scenica e con i “Pastori” (Michele Gaddi, Danilo Pastore, Stefano Maffioletti, Marco Tomasoni, Martha Rook, Piero Facci) coinvolge noi - viaggiatori/spettatori - ora protagonisti della storia e della scenografia. La lettura del mito di Orfeo in chiave moderna è riuscita. Con leggerezza, De Angelis (regia, scene, luci e sound designer) crea quella “verità empatica” che rende Orfeo nel metrò reale, personaggio attuale e coerente con i tempi metropolitani. Orfeo è ognuno di noi, conosce l’amore e il dolore e, grazie al potere della musica, rielabora il dolore. Orfeo è cittadino del mondo. Viaggia tra Cremona e Mantova ma potrebbe essere Milano o New York… Funzionerebbe comunque. Anzi di più!
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