Cori critici e re in gabbia

Felice accoppiata di due atti unici inglesi alla Kammeroper di Vienna. "When She Died" di Jonathan Dove in prima mondiale a teatro (il debutto in tv era stato nel 2002), col boccascena incorniciato da un gigantesco televisore sgembo, dentro il quale due coppie piangono la morte della principessa Diana e un single fuori di testa assolda una sosia sul cui corpo compie un esoterico rituale purificatorio con acqua, sale e pane.

Recensione
classica
Kammeroper Vienna
Jonathan Dove
29 Marzo 2007
Felice accoppiata di due atti unici inglesi alla Kammeroper di Vienna. "When She Died" di Jonathan Dove in prima mondiale a teatro (il debutto in tv era stato nel 2002), col boccascena incorniciato da un gigantesco televisore sgembo, dentro il quale due coppie piangono la morte della principessa Diana e un single fuori di testa assolda una sosia sul cui corpo compie un esoterico rituale purificatorio con acqua, sale e pane. La partitura di Dove scivola senza sorprese per l'ascoltatore, strettamente tonale con melodie facilmente identificabili. Organico ridotto, piazzato dietro le scene bucherellate per far arrivare il suono in sala. Più agguerrito è il personaggio dell'homeless, che abita in una scatola di cartone abbandonata in platea, dalla quale spunta di tanto in tanto come si conviene a un coro critico. Ed è proprio in quella scatola che emblematicamente finisce, nella seconda parte della serata, il povero Re Giorgio III, protagonista dell'altro titolo in programma. "Eight Songs for a Mad King" di Peter Maxwell Davies, in cui a far da mattatore è il baritono Martin Winkler, capace di registri acutissimi, di smorfie da vero pazzo furioso, di esercizi di equilibrismo dentro una gabbia per uccelli. In scena quattro musicisti (violino, violoncello, flauto, clarinetto), dietro il fondale percussioni, pianoforte e clavicembalo. La tensione è tale che gli strumenti, più che accompagnare o dialogare col cantante, sembrano prendere in giro l'infelice re dissennato. Non a caso alla fine costui strappa il violino alla violinista e lo fa a pezzi dalla rabbia. L'accumulo, per merito delle dissonanze e dell'ironia volute dal compositore, oltre che per l'interpretazione di Winkler, non lascia scampo. Sarebbe bello e doveroso che qualche piccolo teatro italiano lo importasse.

Interpreti: Homeless: Man Joe Garcia; Doris: Suzanne Carey; Dennis: Steven Gallop; Annie: Marianne Gesswagner; Geoff: Bryan Rothfuss; Jane: Magdalena Hofmann; Ryan: Michael Spyres; Faux Diana: Gisela Theisen "Eight Songs for Mad King" di Peter Maxwell Davies George III: Martin Wincler

Regia: Nicola Raab

Orchestra: Orchestra della Wiener Kammeroper

Direttore: Daniel Hoyem-Cavazza

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.