Cenerentola modernista

Buona prova di Sonia Ganassi e degli altri componenti del cast vocale malgrado l'acustica penalizzante. Per adattarsi agli spazi del Politeama la regia di Curran porta l'opera negli anni dieci del Novecento.

Recensione
classica
Teatro di San Carlo Napoli
Gioachino Rossini
27 Settembre 2003
Nei programmi d'inizio stagione, questa Cenerentola doveva andare in scena al San Carlo come ripresa di un vecchio allestimento di De Simone; ma i lavori alla soffitta del palcoscenico cominciati in luglio si sono protratti oltre il tempo previsto e si è dovuto ricorrere al vicino Politeama, al quale però le scene di Mauro Carosi non potevano essere adattate. E' nato così un nuovo progetto registico per il quale è tornato a Napoli Paul Curran, forte di un premio "Abbiati" conquistato per "Königskinder" di Humperdinck dello scorso anno. Curran ambienta la vicenda negli anni dieci del Novecento: uno spostamento di cui in verità non si intravedono motivazioni molto convincenti, che ha però il pregio di essere attuato con garbo e umorismo sufficienti a rendere lo spettacolo pienamente godibile. L'idea di fondo – realizzata con l'ausilio dei bei costumi di Zaira De Vincentiis e attraverso scene di Pasquale Grossi che sono all'insegna della massima economia – insiste sul contrasto sociale che si palesa nella differenza tra gli ambienti polverosamente ottocenteschi nei quali vive la famiglia di Don Magnifico e la dimora del principe Don Ramiro che invece appartiene già in pieno allo spirito del secolo seguente: arredi in puro stile Charles Rennie Mackintosh, con tanto di rose e serie di quadrati. Per il resto la regia si mantiene piuttosto discreta, intervenendo qua e là con qualche idea comica felice, ma sostanzialmente affidandosi alla verve teatrale di una compagnia di canto giovane ma ben agguerrita. Sonia Ganassi, nei panni di Angelina, non tradisce le aspettative, affrontando con finezza espressiva e grande naturalezza le impervie acrobazie vocali che il ruolo le assegna; accanto a lei c'è il Don Ramiro di Juan Josè Lopera che esibisce una vocalità spavalda ma ancora un po' acerba dal punto di vista stilistico. Molto bene tutti gli altri: in particolare Pietro Spagnoli, un Dandini di grande eleganza musicale e buona presenza scenica, e Filippo Morace che dà a Don Magnifico tratti assai persuasivi. Gabriele Ferro dirige con grande disinvoltura, ma gli enormi problemi di acustica del Politeama danno filo da torcere alle sue buone intenzioni.

Note: Nuovo allestimento

Interpreti: Juan Josè Lopera, Don Ramiro; Pietro Spagnoli, Dandini; Filippo Morace, Don Magnifico; Cinzia Rizzone, Clorinda; Eufemia Tufano, Tisbe; Sonia Ganassi, Angiolina; Simon Orfila, Alidoro

Regia: Paul Curran

Scene: Pasquale Grossi

Costumi: Zaira De Vincentiis

Orchestra: Teatro San Carlo

Direttore: Gabriele Ferro

Coro: Teatro San Carlo

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